La doppia vita di Veronica

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La doppia vita di Veronica

La storia di due ragazze geograficamente distanti, ma legate dallo stesso nome, la stessa passione per il canto e la stessa disfunzione cardiaca.
mandelbrot ha scritto questa trama

Titolo Originale: La Double Vie de Véronique
Attori principali: Irène Jacob, Halina Gryglaszewska, Philippe Volter, Guillaume de Tonquédec, Kalina Jędrusik, Aleksander Bardini, Władysław Kowalski, Jerzy Gudejko, Janusz Sterninski, Sandrine Dumas, Louis Ducreux, Claude Duneton, Lorraine Evanoff, Gilles Gaston-Dreyfus, Alain Frérot, Youssef Hamid, Thierry de Carbonnières, Chantal Neuwirth, Nausicaa Rampony, Bogusława Schubert, Jacques Potin, Mostra tutti

Regia: Krzysztof Kieślowski
Sceneggiatura/Autore: Krzysztof Kieślowski, Krzysztof Piesiewicz
Colonna sonora: Zbigniew Preisner
Fotografia: Slawomir Idziak
Costumi: Laurence Brignon, Elżbieta Radke, Claudia Fellous
Produttore: Leonardo De La Fuente
Produzione: Francia, Norvegia, Polonia
Genere: Drammatico, Thriller
Durata: 98 minuti

Dove vedere in streaming La doppia vita di Veronica

La doppia vita di Veronica / 9 Maggio 2020 in La doppia vita di Veronica

Due vite scorrono parallele tra Cracovia e Parigi. Lo stesso nome(Veronica), le stesse fattezze, la stessa passione per il canto. Solo il destino delle due ragazze sarà diverso.
Kiesloswki in “La doppia vita di Veronica” approfondisce il discorso sulla spiritualtità,introducendo in particolare una riflessione sulla figura del doppio. Doppio che può essere inteso sia come mezzo per una riflessione sulla natura del cinema (doppio della vita ove si può cercare la “disiata forma vera” petrarchesca) sia come mezzo per una riflessione sulla ricerca di un doppio come oggetto reale ed al contempo come fonte di adorazione(la Veronica cristiana non è che il doppio del Cristo).
La prima Veronica viene vista dalla seconda Veronica tramite una fotografia, un’immagine: Veronica II cade momentaneamente in crisi, non riesce a spiegarsi come ciò possa essere possibile. Forse è una metafora del potere del cinema di potere rintracciare una forma simile, ma non uguale alla realtà(Kieslowski segue l’ideale di Antonioni in Blow Up e rinnega così i primi lavori da puro documentarista?)? O forse una metafora della vita spirituale stessa, dove si cerca nelle icone sacre qualcosa di vero ma che è allo stesso tempo distante dal metafisico(causando un dissidio interiore nell’uomo)?
Veronica II inoltre ritrova l’amato Alex tramite una serie di indizi e mai tramite qualcosa di concreto: forse ciò vuole dimostrare che la Verità(che nella spiritualità cristiana coincide con l’amore di Dio) vada cercata non con la Ragione ma gettandosi nella vertigine di Kierkegaard? In quest’interpretazione, Alex, come creatore(egli è infatti un progettatore di marionette)potrebbe essere considerato una sorta di doppio di Dio, che plasma le sue creature e lascia che queste lo seguano tramite una scia di indizi che permettono all’uomo di cogliere la sua esistenza.
Veronica I e II hanno una lunga serie di collegamenti(quando la prima scompare la seconda avverte un vuoto interiore, quasi in una sorta di ripresa della tematica dei “gemelli” presente in tutta la storia della letteratura classica): solo la scelta(ritorna qui Kierkegaard) le differenzia; se la prima decide di seguire il sogno di diventare cantante lirica, la seconda decide di non diventarlo. Eppure il film rimane pieno di sottili richiami tra le due esistenze, quasi a sottolineare che, nonostante i destini diversi, siamo figli dell’Uno di Plotino(essere inconoscibile e irraccontabile, in eppure esistente)
Un film dalle plurivoche interpretazioni, delicato e sicuramente da vedere.

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Noioso quanto bello / 24 Febbraio 2018 in La doppia vita di Veronica

Affascinante ma inconsistente, La doppia vita di Veronica propone un parallelismo tra due persone (interpretate da Irène Jacob) con destini diversi. Purtroppo il legame tra queste due vite non viene approfondito, se non attraverso alcuni dettagli e similitudini riscontrabili dallo spettatore, oltre alle sensazioni della protagonista, che percepirà l’assenza di una parte di sé.

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Hipster-movie, con gnocca / 13 Dicembre 2015 in La doppia vita di Veronica

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Due vite che dir parallele è riduttivo. Weronika è giovane e figa, un po’ lasciva, e canta e va a Cracovia e canta ancora ed è proprio brava. Va perché “sente di non essere sola”. La Polonia è fatta di temporali, esibizionisti che mostrano il pene e pozzanghere. Vecchine con la sporta della spesa. Ha un fidanzato, poi un malore, ma canta lo stesso, altro malore e bam, morta. Su una piazza della città aveva fatto in tempo a incrociare, e a rimanere impressa nella foto di, una turista, l’altra, la sua connessione, Veronique. Veronique è giovane e figa (c’est pourquoi, è la stessa attrice che di vita e gioventù riempie lo schermo), perde sempre la sciarpa dappertutto, francese. Quando Weronika muore si accorge che sì, prima no ma ora è sola. Canta, ma ha un problema al cuore, che scopre, e smette. Insegna musica, si innamora di un marionettista autore di fiabe. Veramente creepy, il tipo, le telefona a casa di notte sospirando. Come reagireste voi? Bam, secca innamorata. Intanto passa una vecchina con la sporta della spesa. Lui la corteggia spedendole lacci e indizi e cassette. Si incontrano tramite cassetta in un bar, si amano davvero e non solo fermo posta. Lui guardando le foto le mostra il suo doppio nella foto di Cracovia e costruisce due marionette con le sue sembianze, inizia a scrivere un libro, parla di due ragazze che sono uguali e connesse anche se vivono distanti. Il film di Cristoforo (il polacco usa dei caratteri assurdi!) successivo al Decalogo riprende pezzi e temi e sentimenti e attori sparpagliati qua e là. Ed è sconfortante, con l’abitudine al cinema che oggi si vede al cinema, notare quanto di regia ci fosse di più in film di 20 anni fa rispetto a quel che c’è oggi :/ o no? Siam tornati indietro? Era troppo top lui? Vabbè, Kieslowsky, tenendosi con cura ben distante dal voler essere chiaro, dissemina il film di tracce e indizi, pezzi da ricomporre. E poi filtri e immagini distorte, attraverso vetri, occhi, diaframmi, prismi, riflessi e luci (<– sì, erano parole a caso), con una cura appassionata del dettaglio che compone l’insieme, in scene ricolme dove tutto è importante e non casuale. Non c’è una spiegazione per il filo che unisce le due Veroniche, l’inspiegabile accade nelle pieghe della quotidianità (sì e poi? Shit happens?), Veronica è una e due vite che si dispiegano, spesso corrispondono, soffrono-amano-avoltemuoiono e aggiungerei bla.

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I ♥ Irène Jacob / 23 Marzo 2013 in La doppia vita di Veronica

Ho visto per la prima volta Irène Jacob sullo schermo nel film Al di là delle nuvole di Antonioni, dove vestiva i panni di una giovane ragazza in procinto di prendere gli ordini monacali che viene corteggiata da un ragazzo ignaro della situazione. Ricordo di essere rimasto subito fulminato dalla “presenza” che emanava, che attraversava lo schermo come un fascio di luce. In seguito l’ho ritrovata ancora, a volte di proposito, come in Tre colori: film rosso, altre per caso, come in Arrivederci ragazzi. Poteva passare del tempo fra un incontro e l’altro, potevo essermela dimenticata nel frattempo, ma ogni volta che la vedevo apparire in un film mi faceva l’effetto della prima volta, così come è successo stasera con La doppia vita di Veronica. Raramente, nella mia ormai sostanziosa esperienza di cinefilo, mi è capitato di trovare un’attrice che sapesse reggere l’inquadratura così a lungo, senza diminuire un’istante la sua intensità espressiva, al contempo delicata, struggente, soave e sensuale. Irène Jacob rifulge di luce in ogni fotogramma, Irène Jacob è una delle donne più belle di sempre, Irène Jacob è la donna della mia vita.
Come? Vorreste che vi parli del film? Vi aspettate, che so, che vi accenni la trama dicendo che la pellicola tratta di due tizie uguali come due gocce d’acqua che non si conoscono ma sono legate dall’istintiva coscienza dell’esistenza reciproca? Oppure supponevate qualche seria interpretazione critica sulla possibilità che il film tratti della molteplicità e indefinitezza dell’identità, o di un qualche cosa di extraindividuale che ci lega e guida come esseri umani condividenti simili destini? O ancora volete un giudizio, un voto da uno a dieci? Ma anche no, chissenefrega.
Ti amo Irène.

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