ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama
La domanda usata come titolo di questa recensione è un pò la domanda da un milione di dollari, che tutti noi, almeno credo, ci siamo posti guardando questa gemma assoluta del cinema, firmata da uno dei più grandi maestri della settima arte, Mr John Carpenter. Un film memorabile, di scarso successo popolare negli anni della sua uscita sul grande schermo, ma protagonista di una sempre crescente e, concedetemelo, più che giusta rivalutazione, tant’è che oggi viene considerato come uno dei migliori film del regista. “La Cosa”, rifacimento di “La cosa da una altro mondo” di Howard Hawks, rarissimo esempio di “remake”, non solo riuscito, ma addirittura superiore all’originale, proprio perchè partendo dall’idea iniziale del plot decide di concentrarsi su un altro punto di vista dell’horror, modernizzandolo e, appunto, migliorandolo.
Nell’Antartide un gruppo di scienziati statunitensi, accampati nel nulla, fra la neve e i ghiacciai, vengono casualmente a contatto con un organismo alieno camaleontico, capace di riprodurre perfettamente ogni forma di vita, dagli animali all’uomo. Ha così inizio una lotta intestina fra la cosa e il gruppo di scienziati, i quali iniziano fortemente a diffidare gli uni degli altri, impedendogli così di essere coesi e fronteggiare il mostro.
La storia è semplice, i suoi risvolti un pò meno. L’elemento interessante di questa pellicola, non è tanto il mostro o le sue straordinarie metamorfosi, quanto le dinamiche che riesce a determinare all’interno del gruppo, con tutti i personaggi incapaci di unire le forze per tentare di restare vivi, tutti impegnati a puntare il dito contro qualcuno, il quale, a loro modo di vedere, potrebbe essere il sospetto contagiato, senza un fondato ragionamento, ma molto più semplicemente , presumo, per una precedente diatriba o per la più comune antipatia personale. La violenza a questo punto esplode, e non solo per via dell’alieno, che man mano inizia a seminare morte e sfiducia, ma anche per via dell primordiale comportamento degli stessi uomini, imprigionati nel nulla e privi di contatti esterni. Diviene un tutti contro tutti forsennato e claustrofobico, dove le apparenze divengono, paradossalmente, le uniche cose certe. Chi è chi…o cosa?!
Dunque, ci sarebbe molto da dire su questo horror/fantascientifico, si potrebbe parlare degli immensi effetti speciali, della sontuosa regia (oggi un film del genere probabilmente verrebbe ridotto ad un misero videoclip schizzato) con la quale Carpenter si concede piani sequenza lenti e movimenti di macchina calibrati e mai inutili.
Due le scene magistrali: il rudimentale, quanto efficace, test del sangue ideato da Mcready (il grande Kurt Russell) con tutti i superstiti legati ad una sedia (da brividi) e l’ambiguo, bellissimo e significativo finale, quando i due sopravvissuti Childs e Mcready si scrutano, palesemente provati ma allo stesso tempo diffidenti. I due si guardano, ormai in balia della tormenta di neve, la cosa potrebbe essere morta o camuffatasi dietro le sembianze di uno dei due. Un finale degno di un grande film e di un grande regista. Un finale degno di entrare nella storia del cinema!
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