22 Dicembre 2012 in La città perduta

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Questo film, del 1995, è quello grazie a cui Jeunet è poi finito in the USA a girare Alien 3. E, sempre questo film, è un bordello assoluto. C’è un cattivo brutto e cattivo che rapisce i bambini da una città di un passato futuro simil steampunk, nera e piovosa, perché ha bisogno dei loro sogni. Aiutato da una famiglia di cloni stupidi e da sgherri ciechi perché dotati di occhio tecnologico. Ma rapiscono il fratellino di un forzuto da circo, buono e stupido again, che si mette sulle loro tracce insieme a una ragazzina, che chiameremo per semplicità, e perché si chiama così, Miette. Questo è il cattivo a livello figurativo, considerato che il film è del 1995, fa persino un po’ impressione rendersi conto di quante idee ci fossero tutte insieme lì dentro, e di quanto siano state saccheggiate per costruire l’immaginario di megafilm americani a caso successivi. Già solo Matrix, checcazzo, era per metà già tutto qui. Nel 95! Ma era tutto anche disordinato, e confuso, e strabordante, come quei sogni in cui si accatasta troppo materiale onirico e poi il ricordo che ne esce è un filo attorcigliato a tanti fili di diversi colori. L’idea migliore restano le due sfruttratrici di bambini, gemelle siamesi attaccate per la vita (in tutti i sensi) e che parlano come Qui, Quo e Qua (e agiscono pure alla stessa maniera). Alla fine si ha un certo giramento di testa e si pensa “questo giovanotto ha ancora le idee confuse ma, lo avevo anche detto prima, farà strada”.

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