Recensione su La quinta stagione

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Il cavallo fuori stagione / 29 Luglio 2013 in La quinta stagione

“Iniziò tutto in una remota landa ai confini del mondo. I tarli si zittirono improvvisamente, Smisero di nutrirsi, rinunciarono a vivere, preferendo il silenzio della morte. Poi anche il cavallo rifiutò il cibo. Qui da noi l’epidemia si è sbizzarrita: l’inverno rifiuta di andarsene. I rami degli alberi cominciano a cadere esausti, le galline stramazzano al suolo col collo storto, i galli si rifiutano di cantare perché sanno già che gli uomini indosseranno la maschera della meschinità; il loro cuore si essiccherà proprio come la terra che fino a quel momento hanno coltivato e che ora si rifiuta di germogliare. I bambini diventano violacei mentre giocano e cadono addormentati come se avessero preso un sonnifero. Alcuni non si sveglieranno più. Chi può, come gli imenotteri, fugge lontano e non tornerà. Tutto è stravolto, niente sarà come prima. Il benessere accumulato negli anni scomparirà al primo schiocco di dita, il soffio del vento tacerà per sempre e i bisbigli si trasformeranno in grida.”
Un film immenso, inaspettato rispetto ai, pur ottimi, Khadak e Altiplano. Le scene iniziali possono prendere in contropiede, può sembrare un film per schizzati (gustoso ugualmente, certo, ma allora avrebbe richiesto un altro tipo di attenzione), invece è riflessivo, pacato e, contemporaneamente, denso di attese trepidanti, disillusioni, inquietudini (la scena dove la ragazza sull’altalena perde sangue dal naso è degna del miglior film horror).
qui la “colonna sonora”.

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