Gattini gattini gattini / 27 Gennaio 2018 in La carezza

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Che cognome ingombrante, questo Polanski, signorina mia!
Detto questo, un confronto con l’illustre padre, in questa sede, sarebbe quantomai sterile, per vari motivi: poi, non è un corto che fa primavera e Morgane non ha diretto molto di più, finora, per poterne giudicare appieno le capacità (esiste anche un cortometraggio del 2016, in verità).
Però, detto corto è caruccio. E, certo, la presenza di un giovane, placido e bel gatto nero dal pelo di seta e con gli occhi d’ambra è motivo di ciccipuccioso interesse.

Esteticamente, questo La caresse ricorda uno spot o un servizio fotografico di moda, e probabilmente la cosa è calcolata, funzionale all’ossessione maniacale per la pulizia dell’imberbe protagonista (anche la rasatura sulle guance implumi sembra più una parte delle sue manie che una necessità fisica).

Quel che risulta estremamente gradevole è il messaggio finale del breve film: il piacere di ricevere e di dare. In questo caso, il protagonista gode, tanto da commuoversi, del contatto e delle fusa rassicuranti del gatto, un’esperienza inedita e appagante che gli fa superare le sue idiosincrasie e che potrebbe, finalmente, aprirlo ad altre esperienze di socialità. L’animale, a sua volta, è visibilmente compiaciuto delle carezze, a cui cede nonostante il pericolo corso un istante prima.
A voler trovare un’utilità sociale alla storia raccontata, il corto ribadisce l’utilità della pet therapy in specifiche situazioni.

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