Cacca nello schermo / 25 Novembre 2017 in Kuso

Kuso è un titolo folle, dada e allo stesso tempo ispirato. Il regista, il musicista Flying Lotus, ci proietta in questa Los Angeles distrutta da un terremoto che ha portato gravi conseguenze sugli abitanti terrestri, mutandoli anche nell’aspetto. Nel film verremo proiettati in un mondo assurdo dove nulla sembra avere senso, pieno di riferimenti espliciti allo sperma e al defecare, come se il regista voglia trasmetterci la semplicità e allo stesso tempo i Tabù che ne conseguono. Si passa da un evento assurdo all’altro senza un apparente filo logico che non ha altro che come scopo quello di trasmettere sensazioni senza curarsi di una sceneggiatura, seppur a parer mio profonda, illogica che sembra quasi seguire le leggi del caos degli abitanti che vivono in quel mondo. Tecnicamente il film è totalmente sporco come ogni film di questo filone può ricordare: una fotografia polverosa, disastrata, che mette a disagio anche se la situazione riesce a rendersi comica (e fidatevi che accadrà in un modo ultra grottesco); una regia senza movimenti di macchina complessi nelle parti live action ma ben costruite si alternano alla regia folle ed eccentrica delle parti animate digitalmente che degenerano spesso in un montaggio delle varie scene del film in un’esplosione di irriverenza come il buon Duchamp ci aveva abituato al suo tempo: Dada dopotutto non deve per forza significare qualcosa, è qualcosa di irriverente e a volte disturbante che va a contrasto con ciò che è l’arte borghese e il discorso dopo quasi 100 anni non sembra essere cambiato dato che spesso a costare e a venir premiato di più non è il film più complesso, sociale e in un certo senso traumatico ma quello perbenista, triste e campante di temi inesistenti come quelli che mamma Hollywood ci insegna da anni ormai. Un film non adatto a tutti ovviamente ma di sicuro fondamentale per chi vuol capire il cinema e la sua antitesi nella sua forma più pura, rappresentata magnificamente in questo film.

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