Recensione su Crows Zero

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A scuola di violenza / 21 Marzo 2013 in Crows Zero

Tratto dal manga “Crows” di Hiroshi Takahashi, il film esattamente come il fumetto, racconta una storia di teppisti.
Il vero protagonista però non va ricercato in nessuno degli studenti della scuola.
Il fulcro indiscusso dell’intera opera è il Suzuran stesso, su cui si aggira una ricca galleria di fecciaglia con gli occhi a mandorla.

La “scuola dei corvi” viene presentata come un purgatorio, dove lezioni e professori sono inesistenti. Dove la legge del più forte garantisce la sopravvivenza e dove nessuno è mai riuscito ad ottenere il pieno controllo.
Solo l’uso della forza permette di farsi strada ed assumere un ruolo, ma c’è da dire che la scuola racchiude in se anche altri “buoni” valori, come l’amicizia, lo spirito di collettività e l’onore.

In Crows Zero i teppisti combattono solo tra di loro, fra bande, e non ledono mai la società al di fuori del contesto della loro “guerra”. L’ uso di coltelli è fuori discorso e sono i pugni a parlare molto più delle parole.

Il film viene messo in scena da buon cast che riesce ad interpretare con efficacia i protagonisti creati da Takahashi. I combattimenti sono ben realizzati e nonostante qualche piccola esagerazione qua e la, immancabili nei film nipponici, rimangono godibili.
Niente cliché di arti marziali e balle varie, tipici dei film Orientali. In Crows si picchiano “alla buona” e con realismo, servendosi di pugni, calci, testate e quant’altro. Ma sempre come se fosse una rissa tra ragazzi e non un torneo tra combattenti professionisti.

Crows Zero descrive perfettamente l’atmosfera violenta ed adrenalinica dell’opera cartacea, fondendosi con essa e riuscendo a farsi amare anche dai più profani alla serie.

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