Lord, please let my soul come to maturity before it is reaped. / 8 Luglio 2013 in Il carretto fantasma

“Colui a cui capita di morire la sera di Capodanno, è costretto a guidare il carretto dei morti”.
Questo è l’assunto che sta alla base di questo “romanzo filmato” dalla morale d’acciaio, girato da Sjostrom su soggetto della Lagerlof; sì, perchè sembra davvero di sfogliare un romanzo illustrato, in cui le illustrazioni però prendono magicamente vita. C’è una aderenza didascalica al soggetto, per una fiaba nera d’ atmosfera cupa e spettrale che fa perno sul senso claustrofobico di una sofferta redenzione.
Un malaccorto gesto di carità può allargare le porte dell’inferno? Tale figura la conseguenza di un’incauta riconciliazione ad opera di una sorella laica della Salvation Army tra una donna provata e il suo marito sbevazzone. Sjostrom veste i panni di un protagonista riprovevole, tanto da aver ispirato la famosa scena dei colpi d’ascia sulla porta in Shining.
Una versione scandinava della tortura dickensiana imposta dai fantasmi redentori in Christmas Carrol, con tanto di lavacro finale.
Soggetto a parte, i bergmaniani irriconoscenti hanno provato a scartavetrare via il debito del loro vate nei confronti di questo film; non così lo stesso Bergman, il quale ha coronato la stima per il vecchio Sjostrom cucendogli il main role nel suo magnifico Posto delle Fragole.
Un buffo avvenimento: l’anima protagonista viene legata dal “carrettiere” con corde immaginarie. Poco dopo, con il tipico procedimento di auto-slegamento hollywoodiano – avete presente quando l’eroe smaneggia un po’ con i polsi no? – riesce a libererarsene. Suscita risate nel climax della drammaticità.

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