22 Agosto 2013 in Koktebel

Koktebel è una cittadina della Crimea sul Mar Nero e verso questo paese padre e figlio si dirigono, dopo esser partiti da Mosca. Non conosciamo il nome né di uno, né dell’altro, ma poco importa. Il protagonista del film è il bambino e attraverso il viaggio intrapreso con il padre, e le diverse disavventure che incontrano, cresce. Il film quindi, ponendosi come sostanzialmente un Bildungsroman, vede attraverso il viaggio vero e proprio, anche un viaggio interiore alla scoperta di se stessi e del rapporto padre/figlio. Per il tema trattato il film può essere associato facilmente al meraviglioso I quattrocento colpi di Truffaut e non a caso, il viaggio intrapreso dai due porta al mare, esattamente come nel finale del capolavoro della Nouvelle Vague. In entrambi i ragazzi c’è il forte desiderio di libertà e di conoscenza; in questo film, il senso di libertà è sottolineato maggiormente dall’albatros, volatile che è celebre topos letterario e che qui, per il suo librarsi nell’aria diventa l’emblema di un sogno che sembra impossibile da realizzarsi. Nel finale però, il bambino seduto in riva al mare, sospeso fra il suo passato e il suo futuro, riesce ad afferrare l’albatros e quasi a strozzarlo, poi allenta la presa e lo lascia volare via.

I due giovani registi ereditano la tradizione russa del cinema, ma anche della letteratura con un’importante analisi psicologica dei personaggi; proprio per questo motivo risulta un film apprezzabile e importante da ricordare nel nuovo panorama cinematografico russo.

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