Il ragazzo e l'airone

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Il ragazzo e l'airone

Il nuovo e, forse, ultimo film d'animazione di Miyazaki Hayao racconta di Mahito, un ragazzino orfano di madre, che, poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, si trasferisce in campagna insieme al padre, impiegato in una fabbrica di aeroplani. Intento a esplorare la zona circostante la casa, Mahito si imbatte in una torre misteriosa e in una creatura che gli fa una incredibile rivelazione. Per Mahito, è l'inizio di un'avventura.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: 君たちはどう生きるか
Attori principali: Soma Santoki, Masaki Suda, Ko Shibasaki, Aimyon, Yoshino Kimura, Takuya Kimura, Keiko Takeshita, Jun Fubuki, Sawako Agawa, Karen Takizawa, Shinobu Otake, Jun Kunimura, Kaoru Kobayashi, Mostra tutti

Regia: Hayao Miyazaki
Sceneggiatura/Autore: Hayao Miyazaki
Colonna sonora: Joe Hisaishi
Fotografia: Atsushi Okui
Produttore: Toshio Suzuki, Goro Miyazaki, Koji Hoshino, Kiyofumi Nakajima
Produzione: Giappone
Genere: Orientale, Drammatico, Fantasy, Fantasy, Animazione
Durata: 124 minuti

Dove vedere in streaming Il ragazzo e l'airone

28 Febbraio 2024 in Il ragazzo e l'airone

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Quando nel 2013 Miyazaki aveva girato quello che doveva essere il suo ultimo film, “Si alza il vento”, aveva detto di essersi ispirato a un verso di Valéry che recitava: “Il vento si è levato. Bisogna tentare di vivere”. A distanza di dieci anni deve essersi accorto che gli mancava da approfondire la seconda parte di quel verso e il risultato è un film che – è bene notare – nella sua versione originale si intitola “E voi come vivrete?”.
Da una parte il “Il ragazzo e l’airone” è una variante dei temi tipici della poetica di Miyazaki, dall’altra stupisce per una complessità simbolica più marcata del solito e per l’effetto perturbante che produce. Se solitamente la poetica di Miyazaki è attraversata da un movimento verticale verso l’alto, suscitando un senso di leggerezza e libertà nello spettatore, stavolta le vicende del giovane Mahito sembrano portarci nella direzione opposta, dobbiamo seguirlo in un viaggio verso il basso, verso gli inferi. Stavolta la soglia per il passaggio verso l’altra dimensione è rappresentato da una torre, sulla quale spicca non a caso la citazione dantesca “fecemi la divina potestate”. Come Dante, anche Mahito deve compiere un viaggio per superare la selva oscura nella quale si è persa la sua anima: il trauma della morte della madre gli impedisce di aprirsi agli altri e il simbolo di questa rabbia e diffidenza che gli cova dentro diventa la cicatrice che porta sulla fronte, segno di una ferita che si è inflitto da solo. Come Dante, Mahito non potrebbe compiere questo viaggio senza l’aiuto di diverse guide, innanzitutto un airone che lo spinge a varcare la soglia verso l’altro mondo. Lo spettatore si perde con Mahito lungo una foresta intricata di simboli, che somiglia a un labirinto che genera spaesamento, confusione e a volte anche angoscia: i disegni ingannevolmente innocenti accentuano la drammaticità di alcune creature, come i parrocchetti fascisti o i pellicani che si nutrono di anime che vorrebbero nascere (ma non riescono, perché là fuori c’è la guerra). Ecco allora che il segreto per godersi il film è lasciarsi andare, evitando di voler decifrare dal punto di vista simbolico o morale i vari momenti e personaggi. Usciti dal labirinto, il finale svela un messaggio molto semplice e si scopre che Miyazaki ha voluto tornare a girare un ultimo(?) film solo per poter dire ai giovani che, nonostante tutto, è bello essere vivi. Un film che fino alla fine sembrava essere di natura psicologica, svela un messaggio politico rivolte alle nuove generazioni: Mahito rifiuta l’eredità del prozio (=Miyazaki l’artista), rifiuta di chiudersi all’interno di una torre a costruire mondi con l’immaginazione, e accetta di tornare a vivere nel mondo reale, ad affrontare l’imperfezione, il dolore, la vita.
Insomma un’opera potente dal punto di vista visivo e poetica nei contenuti, ma che ho visto con più fatica del solito e non mi ha offerto quel senso di leggerezza che ho amato trovare nelle opere precedenti.

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Simboli di pace contro la colpa / 2 Gennaio 2024 in Il ragazzo e l'airone

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Da tradizione, il nuovo film dello Studio Ghibli è un piccolo capolavoro.
Ispirando migliaia di persone a frequentare il cinema nel giorno di Capodanno, Il Ragazzo e l’Airone Hayao Miyazaki unisce tradizione giapponese e modernità, con la figura dell’airone (nel giapponese sagi) che rappresenta la purezza, il trapasso e la connessione con il mondo, e la sua strana amicizia con il giovane Mahito, orfano di madre.

Ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, il film ripercorre il trauma del protagonista, che attraverso le indicazioni di un airone mutaforma si troverà a vivere un’avventura onirica a tratti incomprensibile.

Frequentando tempi e spazi al di là delle sue possibilità, il ragazzo si riappacificherà con il suo passato, prima di prepararsi ad affrontare il mondo come un piccolo uomo maturo, cresciuto anzitempo a causa delle difficoltà conseguenti alla guerra.

Miyazaki ci augura un buon 2024 con un’altra, l’ennesima perla estetica, delicata e classica, originale nel rispetto della tradizione, accompagnata da musiche e fotografie delicatissime.

Il ragazzo e l’airone va visto, è presto per inserirlo in una classifica rispetto ai suoi fratelli, ma farà discutere a lungo.

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