Recensione su Kill Bill Vol. 1

/ 20038.11355 voti

Il policromatico sguardo al cinema di Tarantino. / 8 Marzo 2015 in Kill Bill Vol. 1

Per quanto abbia apprezzato (e tanto) i suoi due ultimi lavori, Tarantino, nella prima parte del suo quarto film, dimostra, rispetto appunto ai citati, di meritarsi il titolo di multiforme nume in grado di riunire più generi cinematografici ( e non solo ) e ad amalgamarli con tale destrezza, da riuscire a estrapolarne per intero le matrici.
Sin dai primi minuti si viene proiettati in una sorta di dimensione onirica, caratterizzata da un mini piano sequenza in grado di delineare i primi tratti dell’opera, con inquadrature ordinate, accorte, che delimitano gli spazi, tracciando i confini dello sguardo, chiamato a più riprese a osservare, e non solo a vedere.
I dialoghi verbosi, abbondanti, marchio di fabbrica del regista, non mancano, ma alla loro natura prolissa gli viene preferita una leziosità tipica dell’oratore esperto, e quindi si assiste a dei veri virtuosismi della parola, che fagocita la stessa violenza, sempre ridicolizzata, e portata agli estremi dei suoi patemi.
Tarantino spazia su ogni tema, e nell’animazione, che sa di metacinema, riesce a far collimare i più generi non estraniandoli, ma dando a ognuno un’identità, e un tratto distintivo, capace di percorrere i sentieri della riconoscibilità, e del distinguibile.
Così, pur nella linearità della storia, che parte dal semplice presupposto della vendetta, si possono scorgere più occhi, più voci, chiari rimandi ad aspettative e inclinazioni che hanno ricamato le trame di altre pellicole.
Però vi è
da sottolineare, oltre la bravura del regista, e dei suoi attori comprimari, l’immensa interpretazione della Thurman, in grado di sfaldare il binomio amore-morte, donando bellezza e dignità alla sua dorata immagine.

Lascia un commento