OK / 2 Aprile 2017 in Ghost in the shell: Arise - Border 1: Ghost pain

Grafica ottima, trama non chiarissima.
Piacevole prequel del film del 1995.

Nascita e crescita della sezione 9 / 3 Aprile 2014 in Ghost in the shell: Arise - Border 1: Ghost pain

E’ abbastanza scontato. Quando un certo prodotto ottiene una discreta dose di popolarità, esso finisce inevitabilmente per portare a nuove produzioni, in modo da spremere ulteriormente la gallina dalle uova d’oro di turno. Non fa eccezione il fumetto di Masamune Shirow, che dopo i celebri lungometraggi diretti da Mamoru Oshii, vede una vera e propria invasione di spin-off, prequel e affini. Tra i vari prodotti, spicca anche questo Arise, “pacchetto” di quattro OAV della durata di un’ora ciascuno. Prodotti d’animazione destinati normalmente alla distribuzione nel mercato home video, ma inaspettatamente proposti al cinema qui da noi il 2 aprile 2014 (solo i primi due) grazie al progetto Nexo Anime della Nexo Digital.
Ghost Pain, il primo di questi OAV, “delude” chi si aspettava un prodotto di basso livello creato appositamente per cavalcare l’onda del successo generata dalle pellicole di Oshii. Certo, Arise manca di quell’atmosfera puramente onirica, della regia maniacale di Oshii e delle musiche evocative di Kenji Kawai, ma non per questo è da scartare a priori. Gli autori, sfruttando una CGI più moderna, ricreano un futuro più colorato e dinamico rispetto a quello descritto nelle pellicole, dove calcano molto su una componente vistosamente action. La pretesa del prequel (la storia si svolge cronologicamente prima degli eventi del film) permettono agli autori di giocare con i personaggi, noti al grande pubblico ma qui non ancora avvolti da quell’aura particolare, da quell’alone di vita vissuta che tanto li caratterizzava. Motoko Kusanagi ne è forse l’esempio più lampante. La sua versione più giovane è visibilmente poco riflessiva, più coinvolta (a livello esteriore) e partecipe nei confronti degli eventi narrati, più istintiva se vogliamo, con volto ed atteggiamenti molto più espressivi. In contrasto con la sua aria da “bambola di porcellana”, avuta al primo impatto con lo spettatore nei già citati lungometraggi.
Kauzchika Kise e Tow Ubukata riescono a regalare una sceneggiatura introduttiva di questo 2027 abbastanza valida. Non ricorrono alla filosofia e alle riflessioni umanistiche come i loro predecessori, ma riescono a rispettare molte delle componenti che hanno caratterizzato quello che è Ghost In The Shell. Dalla già citata action, passando per il fanta-thriller. Senza escludere gli intrighi politici, gli inganni ed i colpi di scena.
Consigliato a chi, avendo apprezzato le pellicole, vuole intrattenersi con un prequel curato, dinamico ed avvincente.

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