Recensione su È solo la fine del mondo

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Gli artisti sono tutti fasulli / 6 Ottobre 2021 in È solo la fine del mondo

Ho sempre avuto la mancata inclinazione a sopportare i piagnucoloni io-centrici che non si sentono compresi dal mondo o da chi dovrebbe stare loro vicino.
E probabilmente anche la famiglia opprimente di Luis ha la stessa mancata sopportazione nei suoi confronti. Perché per molto tempo è stato fasullo, ha vissuto in un mondo artistico che sublima il reale e che non lo affronta mai davvero. La solidarietà familiare quindi è andata perduta al momento del ritorno, così come la stessa familiarità, non ha caso la maggiore empatia scatta tra Luis e la cognata (Marion Cotilliard) anche lei altrettanto estranea alla famiglia così come lo è diventato Luis attraverso il suo esilio volontario.
Colpo di scena, l’artista fasullo è per la prima volta nella sua vita alle prese con un problema reale nella vita, solo che è troppo tardi, non gli crede più nessuno.
E’ troppo tardi perché quella famiglia che ha rifiutato si aspetta da lui chiacchere e futilità, e si prepara per questo. Per mettersi in posa, per rimproverarlo, per essere estetizzata e sublimata. Non per ricucire alcun tipo di rapporto, ormai andato alla deriva col tempo e col silenzio. Su questo il film ha catturato la mia attenzione, sulla differenza tra tragedia presunta e problema reale di vita vissuta.

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