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La fontana della vergine

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Ma tu vedi, Dio! Tu vedi, vedi la morte di un innocente, vedi la mia vendetta e non l’hai impedito. Io non ti capisco! Eppure adesso chiedo il tuo perdono. Non conosco altro mezzo per conciliarmi con queste mie mani, non conosco altro modo per vivere. Ti faccio voto, o Signore, qui, in penitenza del mio peccato, di edificare una chiesa con queste mie mani. / 26 Novembre 2018 in La fontana della vergine

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Dopo “Il settimo sigillo” Ingmar Bergman ritorna nel Medioevo e lo fa con una storia che a prima vista sembra una fiaba(ci sono dei rimandi a Cappuccetto Rosso) ma poi si rivela agghiacciante con lo stupro e poi l’assassinio di una ragazzina e in seguito l’omicidio di un bambino(a quell’epoca destò molto scalpore e venne censurato delle sue scene più cruente).
Il grande regista svedese gioca sul contrasto tra la purezza dei bambini contrapposta alla malvagità degli adulti, ambientando la vicenda come scritto sopra nel periodo della storia per certi aspetti più crudele, Il Medioevo.
Tale contrapposizione si nota fin dall’inizio, il film si divide in due parti, la prima è incentrata sulla spensieratezza della fanciulla, la seconda sulla violenza che si protrae fino alla fine con la vendetta dei suoi parenti sui suoi carnefici.
Davanti a queste barbarie sorge una domanda annosa che da sempre affligge l’uomo: perché se esiste un Dio fa accadere tutto questo? Perché lo tollera? Perché non fa nulla per fermare la mano degli assassini? La risposta ci viene da una sorgente d’acqua che sgorga nel punto dove la fanciulla viene barbaramente violentata e assassinata, vista come il disperato pianto di un Dio che nulla può davanti a queste scempiaggini oppure non vuole fare nulla per impedire(ognuno gli da il significato che vuole).
Un film difficile da affrontare ma di una bellezza estrema(anche se continuo a preferirgli “il settimo sigillo”.

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27 Dicembre 2012 in La fontana della vergine

Il centro del film è lo scontro di due visioni della spiritualitò, quella religiosa, cristiana e il paganesimo, l’una impersonificata dalla famiglia e soprattutto dalla vergine, poi sacrificata, l’altra dalla domestica, legata a ritualità ancestrali . E il dramma che sorregge il film non fa altro che far ritornare il padre, pio in senso cristiano, alle radici della sua cultura, alle radici di una spiritualità e di una ritualità completamente pagana. E’ indubbio nella preparazione alla vendetta, legata agli elementi della natura quali l’acqua, la vegetazione, gli elementi astronomici.
Ne vedo una lotta fra l’essere a il dover essere, un mondo idilliaco quasi, un mondo ordinato che viene polverizzato da un accadimento esteriore, esterno, e quel microcosmo che è la famiglia si ritrova senza più ordine ritornando alle sue radici culturali, che voglio vendetta,occhio per ochhio,dente per dente, e si allontanano dal dettato cristiano, che è un artefatto, una costruzione tutta umana. Bergmann continua il suo viaggio nella spiritualità indaganto i sentimenti e le emozioni umane alla loro essenza, scarnificandole dalle impalcature costruite dalla socialità e dall’insieme culturale del vivere umano, in cui si ascrive la religione

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