8 Recensioni su

Jules e Jim

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1 Gennaio 2023 in Jules e Jim

Truffaut i film li sa decisamente dirigere, ma la trama forse non era eccezionale qui, non si capiva se la storia d’amore mostrata si trascinava a tratti o aveva qualche buco. Ma forse solo perché le aspettative dopo aver visto I 400 colpi (che ho adorato) erano alle stelle, e qui forse non sono entrato in empatia con i protagonisti.

M / 10 Dicembre 2019 in Jules e Jim

Il film uguale e contrario a I 400 colpi: non c’è più il rapporto genitori figli, c’è quello d’amicizia e d’amore; non c’è più l’emotività sentita verso Antoine, in cui Truffaut mise tutto il cuore (perché era la sua, di storia), ma c’è il distacco freddo e lucido, lo scorrere d’anni in un battito di ciglia, la voce narrante che permette di elidere quasi tutto (e che intensità balzac-iana nel narrato, io che di solito malsopporto quest’intromissione); non c’è più l’avanzare fluviale del primo film ma c’è lo spezzarsi continuo in frammenti, in quei fotogrammi fissi (che meraviglia) che fermano il tempo (la macchina cinema) per incorniciare per sempre dei visi (succedeva, in effetti, anche ne I 400 colpi, ma solo nell’acutissimo finale).

Da notare: i tre protagonisti passano quasi tutto il tempo del film insieme, eppure insieme vengono raramente inquadrati (e quando avviene, o sono campi lunghi che li spersonalizzano, o c’è un intruso): vorrebbero… dovrebbero essere un trio, ma non possono esserlo: sono dei singoli, al massimo sono delle coppie (Jules + Jim, Jules + Catherine, Catherine + Jim), ma trio no, trio mai, neppure nella morte.
L’essenza del film, in fondo, è tutta qui: come dilapidare un patrimonio emotivo perché incapaci di raziocinio (o forse perché dotati di troppo raziocinio). Nel migliore dei mondi possibili poteva finire bene, la storia di Jim e di Jules e di Catherine, ma ce lo vedete Truffaut vicino a Leibniz? No, da buon spinoziano, poteva solo finire nella maniera più dolente possibile: neanche tragica, semplicemente dolente. La vita è un accidente, e “la felicità non si racconta perché non ha parole, ma si consuma”.

E vola diretto fra i miei film preferiti di sempre.

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Favola per adulti / 10 Maggio 2016 in Jules e Jim

Dal romanzo autobiografico di Roché, che Truffaut aveva scovato su una bancarella di libri usati, attratto dalla musicalità del titolo, il regista francese trae una sceneggiatura (che avrebbe affidato allo stesso Roché se non fosse prematuramente scomparso) verbosa e per l’epoca sconvolgente di un menage à trois reso con inusuale leggerezza, alla stregua di una favola per adulti.
Jules e Jim è innanzitutto un inno all’amicizia, ma anche alla libertà (pure quella sessuale, che di lì a qualche anno sarebbe definitivamente esplosa).
Una voce narrante a dir poco incalzante accompagna lo spettatore per buona parte della durata della pellicola, lasciandogli pochi momenti di tregua.
Poco innovativo da un punto di vista stilistico, ma molto per quanto riguarda l’aspetto contenutistico (è ciò che, del resto, distingue Truffaut da Godard), la regia è comunque connotata da una certa mobilità della macchina da presa, almeno in alcuni punti, e da un ritmo decisamente sostenuto.
Non può non apparire, nel suo complesso, come un antenato de Il favoloso mondo di Amelie, il cui regista non può non essersi ispirato a questo film.
Memorabile la canzone Le tourbillon, di Cyrus Bassiak (che interpreta anche Albert, uno dei vari amanti di Catherine), cantata da un’ottima Jeanne Moreau.

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Joie de vivre / 5 Maggio 2016 in Jules e Jim

Ancora imbevuto della tipica précipitation dei primi Truffaut (sequenze rapide, montaggio forsennato), il film si inserisce nell’ampia corrente della Nouvelle Vague ma con una personalità tutta sua. Il giovane Truffaut scovò in una bancarella lungo la Senna il romanzo autobiografico di Roché e ne rimase folgorato, intraprendendo con l’autore uno scambio epistolare sulla possibilità di realizzarne un film; la messa in scena giunse comunque solo dopo la morte dello scrittore parigino, con diversi rimaneggiamenti in sceneggiatura. La storia racconta di un insolito ménage a trois portato avanti lungo il primo ‘900, attraverso le ottime interpretazioni di Serre, Werner e la Moreau; un inno alla joie de vivre che non si lascia imbrigliare da alcuna regola morale ma allo stesso tempo non ostenta alcun lato peccaminoso o ambiguo, almeno fino all’epilogo che chiude ogni solarità in una celebre sequenza su un ponte distrutto. Il personaggio di Catherine forse risente troppo della sua esuberanza capricieuse, più interessante il rapporto di amicizia tra i due protagonisti, incapaci di odiarsi nonostante la diversità di carattere, la guerra, la rivalità in amore.

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L’inno alla vita? / 5 Marzo 2013 in Jules e Jim

C’è chi lo considera l’inno alla vita di Truffaut. Forse non ne capisco nulla di cinema francese, ma posso ammettere che a me ha fatto pena.
L’ho rivisto tre volte e ogni volta è stata peggio della prima.
Proprio no.

29 Agosto 2012 in Jules e Jim

Forse sono io limitata ma questa storia non la capisco. Mi dicono che il film sia abbastanza fedele al libro di Roché. Fatto sta mi sembra che la vicenda di questo triangolo tra i due amici e Kathrine (che forse è la vera protagonista ma chissà se un po’ di misoginia dell’autore l’abbia esclusa dal titolo) mi pare assurda e anche un po’ irritante.

Triangolo poetico di amour fou profano. / 25 Giugno 2012 in Jules e Jim

Capolavoro di maestria del grandissimo Francois Truffaut,che con questo torbido e poetico triangolo amoroso,ha scritto la storia del Cinema.Truffaut delinea tre personaggi diversi dal solito,lontani alla cinematografia mondiale:Jules,tedesco,non ci sa fare con le donne,ma è un brav’uomo ed è un amico da sempre di Jim,francese,uomo elegante di stile,folle amatore.E poi c’è lei,Catharine(una Jeanne Moreau più bella che mai),la sparti-acque.Una donna stupenda,con curiosi baffi finti e la malattia dell’amore,la condanna ad amare molti uomini.Lei ama Jules e ama Jim,ed è contraccambiata.In mezzo,la guerra.Uno spettro amletico è Truffaut:in ogni inquadratura in cui non c’è la Moreau,di cui il regista era innamorato,sembra che ci sia una desolazione abissale,distrutta da un semplice sguardo della folle protagonista femminile di questa bellissima opera.Truffaut prova a insegnarci valori quali l’amore e l’amicizia,che se uniti riescono a distruggere anche uno spettro devastante come la guerra,un mostro come il conflitto bellico.Terzo film del francese,”Jules et Jim” è forse il suo capolavoro,perchè in esso,Truffaut si divide in due:Le sue due parti,Jules et Jim vengono messe in bella mostra ed hanno come unico scopo l’amore di Catharine.Senza di essa non sono niente,come senza Jules,Jim è niente e viceversa.Memorabili alcune scene fantastiche:la corsa sul ponte,l’epocale tuffo nel fiume di Catharine,l’inizio velocissimo che ci catapulta direttamente nella vicenda.In un b/n splendente,un maestro del melodramma come Truffaut(“Adele H.Una storia d’amore”) riesce a fondere elegantemente il melò dai facili sentimentalismi con la tragedia di un mondo nuovo e sconosciuto,guidato da un sovrano-macellaio che ha come aspirazione la distruzione dei suoi sudditi.Solo l’amore può battere il sovrano-macellaio.Un triangolo delizioso e formidabile,di una poetica astratta ma non fasulla,che riesce a conquistare,a risplendere, nella mente degli spettatori,come la bellissima Catharine sullo schermo.Non solo un capolavoro,ma un film epocale,che,come “I quattrocento colpi” si inserisce nella top 10 dei migliori film della storia del cinema.Il maestro Truffaut ci regala attimi di sublime abbandono alla fantasia,sulle labbra fatate di una dea che si fa donna e di due uomini,che in realtà sono uno solo.Un certo Francois Truffaut.

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Amore contorto / 29 Gennaio 2012 in Jules e Jim

Affresco di una visione particolare dell’amicizia e della vita. Al centro una donna sopra le righe, inafferrabile, struggente, folle. I tentativi di imbrigliarla sono vani. Parallela scorre un’amicizia tra due uomini completamenti diversi tra loro e entrambi innamorati di lei.
Film (tratto da libro) che non si dimentica. Assolutamente non banale, né all’inizio né nel finale.

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