Recensione su John Wick

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scazzottate ben fatte / 21 Agosto 2018 in John Wick

Diciamoci la verità: film come “John Wick”, “Taken”, “Men on Fire”, “The Equalizer” rientrano in un unico gettonatissimo e divertentissimo genere che potremmo chiamare “lotta tra genitali maschili”; non importa la caratura degli attori coinvolti, non importa quanto profonda, arguta e articolata sia la sceneggiatura (quando qualcuno si prende il disturbo di scriverne una) alla fine tutto si può riassumere in due uomini che si smanacciano reciprocamente il batacchio in faccia all’altro per dimostrare chi ce l’ha più lungo.

In questo genere di film la storia di base è sempre molto simile: l’eroe buono vede/fa/sa qualcosa che non avrebbe dovuto vedere, fare o sapere e si trova invischiato in una serie di eventi più complicati del previsto; tipicamente c’è qualche boss malavitoso (meglio se russo o comunque dell’est) e da lì inizia l’escalation di ca**otti durante il quale il buono deve far vedere quanto in gamba è (quanto ce l’ha lungo), il cattivo fa lo stesso (durante i primi 15 minuti durante i quali il cattivo viene presentato, se deve far bene capire quanto malvagio è, deve necessariamente uccidere uno dei propri uomini, in questo modo noi capiremo che è davvero molto molto cattivo!) e si va avanti fino a quando uno dei due ha la meglio (hanno chiarito chi è più dotato).

“John Wick” è un film che non ha le pretese di apparire meglio di quello che è; sa esattamente che tipo di film è e non lo nasconde allo spettatore e nel suo genere riesce anche a ritagliarsi qualche angolo di originalità.

Originalità nel presentarci l’antieroe (perché un assassino mercenario, per quanto ci faccia pena quello che gli succede, rimane pur sempre un assassino mercenario!) e originalità nelle scene di combattimento. Grazie al lavoro dei registi Chad Stalhelski e David Leitch, al loro primo film (se non erro), ma che hanno un passato glorioso come stuntman e coordinatori di stuntman, ci vengono mostrati degli scontri che non sono i soliti guazzabugli di arti marziali ma soprattutto indicano una confidenza con movimenti e composizione della scena da non richiedere un montaggio schizzofrenico a cui siamo abituati negli altri film del genere, ma possono lasciar scorrere l’azione senza sacrificarne ritmo ed epicità, aggiungendo uno stile nell’uso della pistola da parte del protagonista che a tratti ricorda vagamente il <> di “Equilibrium” con Christian Bale.

L’attenzione dei registi non si limita alla costruzione di scene d’azione divertenti e originali ma anche al tentativo di dare uno spessore a un protagonista che spesso nelle pellicole del genere non ha. Si possono cogliere sfumature del colore cambiare e passare dal grigio plumbeo delle prime scene in cui John Wick è ancora intrappolato nel dolore della propria perdita a colori cui viene restituita forza e lucentezza mano a mano che egli riprende contatto con la sua vera natura fino ad esclamare esplicitamente “sono tornato!”.

Keanu Reeves è in forma in questa parte, che secondo me gli calza bene; più in forma forse di altre sue apparizioni recenti.

Michael Nyqvist nei panni del cattivo è divertente ma non spicca più di tanto come cattivo. Il tentativo riuscito di ribaltare un po’ le convenzioni e fare si che siano i “cattivi” a temere l’arrivo del “buono” invece che il contrario è simpatico e strappa qualche sorriso di esaltazione nel modo in cui tutti in città, apparentemente, sanno esattamente che non bisogna rompere le scatole a John Wick, ma ha lasciato il vuoto della mancanza di un vero antagonista per il nostro eroe tanto che alla fine si è costretti a ricorrere ad un duello a ca**otti anni ’90 di cui si poteva proprio fare a meno.

Questo film, pur con le sue limitazioni, dimostra ancora una volta che non è tanto “di cosa parla un film” che conta ma “come ne parla”; riuscendo ad affiancare egregiamente i titoli nominati nell’introduzione pur senza portare poi molto di nuovo in una lista di pellicole che inizia a diventare lunga.

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