9 Recensioni su

Amami se hai coraggio

/ 20037.3293 voti

:O / 13 Aprile 2019 in Amami se hai coraggio

Che peccato, anni ad aspettare di vederlo e poi non ho capito il finale… I due vecchietti sono un sogno? Il cemento è una metafora?

30 Marzo 2015 in Amami se hai coraggio

Assurdo.
Poetico.
Molto dolce.

Giochi???

Ha qualcosa di speciale / 30 Marzo 2015 in Amami se hai coraggio

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Ho fatto vedere questo film a parecchie persone e le reazioni sono state sostanzialmente due: o lo amano o lo trovano stupido.
Io lo amo.

Questo film non parla d’amore, questo film parla di un sentimento che va oltre ogni immaginazione. Per i due protagonisti tutto ciò che conta è l’altro e il resto del mondo risulta ridotto a strumento per le loro sfide, per il loro rapporto.

“Separarci? Nessuno è mai stato in grado di farlo.” Nessuno tranne loro stessi. Il sentimento che li lega è patologico, insensato, impensabile… ed è qualcosa che non avevo mai visto prima in un film né nemmeno immaginato. Ed è questo che lo rende un film unico nel suo genere, assolutamente da vedere.

Il finale, nonostante lo abbia sentito spesso criticare, lo trovo la chiusura perfetta per il film. Qualsiasi altra cosa sarebbe risultata banale.

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11 Febbraio 2014 in Amami se hai coraggio

Esordio alla regia di un personaggio francese di poco accentuata produttività: Yann Samuel, regista e sceneggiatore, firma solo cinque pellicole in undici anni, le ultime due delle quali non ricevono una grande distribuzione mondiale. Di lui sappiamo poco di più del fatto che nasce come storyboard artist, per poi diventare direttore. Tale anonimato garantisce un’umiltà purifica al film, su cui non grava la pesantezza del grande nome.
Essendo poi una commedia favolistica francese (terra battuta con una certa eleganza dal più famoso “Le Fabuleux Destin d’Amélie Poulain”) il sedersi sulla poltrona (o in questo caso sul divano) è atto in partenza leggero e gradito.

Julien Janvier e Sophie Kowalsky sono due bambini con l’esaltato vizio del disturbo, che tentano non troppo candidamente di liberarsi dei loro problemi familiari e/o sociali manifestando coraggio nelle sfide di un gioco che a vicenda si lanciano. Il simbolo di tutto questo è una scatola di metallo a forma di giostra, che si rimbalzano al compimento della sfida lanciata. I due crescono, ma i loro complessi rimangono, e il gioco cresce esponenzialmente delineando interi periodi di vita.

Travisandola in parametri matematici, la trama, divisa in scaglioni temporali, è lo studio della funzione dei due protagonisti nei punti di massimo e di minimo nell’intervallo di tempo. Trattata quindi nei punti cardine del rapporto tra i due, la narrazione sottolinea l’impietosità del gioco, decostruendo alcuni principi sociali con il potente mezzo dell’irrealismo. Se è vero questo, è debito comunque sottolineare la leggerezza della confezione, mai presuntuosamente critica se non con se stessa, più esercizio mentale che esercizio di stile, che attinge quindi alla sfera favolistica più che quotidiana, denunciata dalla regia attenta ai sorrisi e alla sceneggiatura che diventa consapevolmente proiezione di un mondo interiore, sempre diverso nei differenti momenti di vita (consiglio di farci caso): fiabesco nelle forme e nei colori (fotografia di Antoine Roch) nella travagliata età infantile, più concreto e spettinato nell’adolescenza, cupo e sconvolto nell’età adulta, in cui la bella casa del famoso calciatore (distrutta e violentata dall’interno) è il picco più alto. La progressione e degenerazione narrativa puntano ad un finale che sa di soddisfazione tolta (una volta tanto), creando un punto angoloso, interessante rivisitazione dei dannati miti greci, che trovano pace in situazioni del tutto atipiche, di norma sconvolgenti, ma che quasi si rendono necessarie al compimento dell’esasperato e tormentato volersi.
Colonna sonora dai deludenti tratti Disney nell’inizio, con l’eccezione del minimo comune denominatore di Edith Piaf “La vie en rose”, che assume un ruolo preciso.

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il titolo italiano non rende giustizia a questo bel film / 2 Maggio 2013 in Amami se hai coraggio

Da vedere … un bel film confezionato bene e con un trama avvicente .. bravi gli attori e poi il fascino di Cottilard … Bellissima storia di amore e vita che lega i due personaggi .. giochi di bambini … ma qui c’è tutto ciò che caratterizza la vita … Un pò di perplessità sul finale !

17 Agosto 2012 in Amami se hai coraggio

Ipocrita, arrogante e infantile.
Non bastano un paio di sequenze (una all’inizio e una più o meno a metà), nè il fascino di Marillon Cotillard (che a me piace moltissimo ed è uno dei motivi per cui ho visto questo film) per dare spessore a questa smielata e arrogante commediuola francese. Francese in tutto e per tutto.
Anche il film con Anne Hathaway è migliore di questo, di cui la cosa che ho odiato di più è il finale…di un’immaturo da mal di stomaco.
da dimenticare in fretta.

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……. / 15 Maggio 2012 in Amami se hai coraggio

speciale…….

Un amore senza fine / 3 Gennaio 2012 in Amami se hai coraggio

Il titolo originale è francese e dice Jeux d’enfants cioè ‘Giochi per bambini’ , in realtà si tratta proprio di un gioco, esattamente di una sfida tra due amici particolarissimi, che nel film dura per tutta una vita.
Devo dire che i francesi ci sanno fare anche quando si parla di amore ‘romantico’: mi ha spiazzata in più di una scena, lo consiglio a chi è stanco di sdolcinerie fasulle e a chi pensa che l’amore sia comunque sempre una conquista, talvolta anche ‘delinquente’.

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26 Agosto 2011 in Amami se hai coraggio

Mi dispiace come la traduzione italiana (non precisa) abbia reso il titolo di questo film una vera baggianata.
Perchè una qualsiasi persona trovatasi davanti ad un titolo del genere pensa alla classica commedia divertente e stupida di cui ormai chiunque ha le palle piene , invece questo film non è una stronzata come quelle.
Mi piace la profondità con cui viene presentato un amore infantile, un amore che cresce e permane nonostante la distanza nonostante le due vite soggette di tale sentimento non sono più legate ma a sè, verso una propria strada.
Mi piace l’incontrarsi al momento “sbagliato” dei protagonisti.
Ed amo la maniera in cui è stato racchiuso tutto il loro amore nel finale del film.
Grandioso è dir poco

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