Recensione su Je t'aime moi non plus

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31 Gennaio 2013

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Film di Serge Gainsbourg a cui fa da colonna sonora l’omonima canzone (Gaisbourg + Birkin) + album (no, non tanto come quello di Baglioni di volta scorsa), visto al cineforum del dams del cinema dei reietti. Presenta il film un minuscolo damerino vestito, mah, non so, come Don Diego De la Vega, con la tendenza a lisciarsi il pizzetto e il particolare raccapricciante di essere elegantissimo ma con la camicia messa male, per cui si vedeva l’ombelico (l’ombelico di Zorro, quindi). La presentazione è incerta (“Serge Gainsbourg era un cantautore che ha fatto, con le sperimentazioni degli anni ’70, delle robe assurde”), e costui ha una fastidiosa tendenza a chiedere se i presenti conoscono questo e quel regista. Viene un po’ voglia di picchiarlo, sì li conosco, ma non è il modo di porsi. Visto che quelli del dams son gente che prende i film sul serio, il tipo nella sua presentazione può permettersi di dire: “il tema portante del film è, ovviamente…. il sesso anale”.
Bella lì.
Zorro se ne va e inizia. Due spazzini si aggirano con un camion dei rifiuti in una Francia reietta e desolata. Campi secchi, colline brulle, discariche, qualche capannone qua e là. Nessuna strada è asfaltata. I due sono gayissimi, e se la vivono felici, nelle loro canottiere d’ordinanza, si chiamano Krass e Palvan (no, non ricordo il nome del secondo), il quale, non so perché, gira sempre con un sacco di plastica. Insomma che Krass in un bar conosce Johnny, che sembra ma non è un uomo, perché ha le tette piccole e il culo grosso (sic) e comincia una storia con lei, portandosela in giro col camion, tra la gelosia di Palvan. Il problema è che non riesce a fotterla. Non ci riesce. La soluzione è prenderla da dietro. Ma a lei fa male, e in ogni motel dove vanno a cercare di consumare vengono scacciati per le urla beluine di lei. Finiranno a concludere finalmente nel vano del camion della spazzatura.
Palvan cerca di soffocare Johnny nella vasca da bagno, Krass arriva, la salva e se ne va con Palvan.
Oh, ma è cinema dei reietti, capito? U_U non è che ci si deve aspettare un harmony di emozioni.
Johnny era Jane Birkin. Gainsbourg aveva scritto la canzone per Brigitte Bardot Bardot, ma poi si era messo a scopare con la Birkin, con cui la canta, e dalla loro relazione è poi nata quella faccia stramba di Charlotte Gainsbourg. Giusto per mettere ordine. Krass invece è Joe Dallessandro, una specie di feticcio/figaccione biondo per i gai everywhere, famoso soprattutto per aver lavorato insieme a Paul Morrissey e Andy Warhol nei loro esperimenti cinematografici. Che prima sbarcava il lunario facendo il prostituto e l’attore di film porno.
Alla fine del film un tizio, chiaramente un cercapelonell’uovo come ce ne sono ovunque, di quelli insopportabili che hanno sempre qualcosa da dire/domanda da fare ai corsi universitari, è riuscito a proporre una riflessione tra avarizia e analità. Bellini quelli del dams XD
Il film fu il primo dei pochi girati da Gainsbourg e all’epoca fu ostacolato per i suoi contenuti osceni (così come la canzone, del resto, che diceva “je vais et je viens, entre tes reins”). Il paesaggio deserto e privo di vita che fa da sfondo ai personaggi è riflesso del deserto interiore (anaffettivo! Due volte in un post solo!) che il tentativo del rapporto di Krass con Johnny, l’unica alla ricerca di un amore che possa cambiare lo status quo, non riesce a colmare. Il sesso è il doloroso e necessario fine e termine del loro rapporto.
I personaggi di sfondo fanno assai più schifo dei protagonisti, tra cui un Gerard Depardieu che si gratta il pacco assistendo a uno spettacolo di strip tease organizzato dal datore di lavoro petomane di Johnny, e che poi se ne va a cavallo promettendo a Pavan che se glielo buttasse in culo lui, ecco, finirebbe all’ospedale.
Son film che altrimenti non si vedrebbero. AnalizZorro!

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