Recensione su Jackie

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Vince chi ha tutti i colori / 2 Maggio 2017 in Jackie

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

C’è una enorme Natalie Portman (affiancata da una piccina Greta Gerwig/Frances-ha!) che, pochi giorni dopo l’uccisione del marito, racconta la sua versione. A un giornalista, in casa, qua, là. Già i piani si spezzettano, su varie direttrici temporali che servono più a comporre l’insieme che da sole; per cui c’è Jackie che mostra la White House agli mmmerigani in diretta tv. Che rivive il fattaccio. Che organizza il funerale, ispirandosi a quello di Lincoln, nonostante tutti le dicano di NO WAY BITCH! (è noto che tutti parlino così) ma lei, Jackianamente, risponde “sticazzi”. La chiusura col prete particolarmente per me è NO! Il resto è abbastanza, più nel decollo dunque che nell’atterraggio, nei costumi, nella rappresentazione di un’epoca e di un cerimoniale che lei ha voluto e reso maestoso. Jackie cammina spersa, col suo Chanel rosa pastello e sporco di sangue pastello in mezzo ai colori freddo pastello della Casa Bianca pastello. Anche la Portman è enorme nel dare carne all’enormità del dolore del personaggio, sofferente, che aveva ribaltato la convenzione delle first ladies USA e si è trovata ad attraversare la storia. Pablo, che di pugni allo stomaco dello spettatore ha sempre fatto uno stile, non rinuncia alle cervella di Kennedy sparpagliate qua e là, mentre prima il Presidente resta rispettosamente nella penombra, abbagliato dalla luce soffusa da lei. Iconadistileblabla e pastello.

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