Recensione su J. Edgar

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8 Maggio 2012

Dopo il dittico Letters from Iwo Jima (2006) e Flags of Our Fathers (2006), dedicati alla battaglia di Iwo Jima della 2° guerra mondiale, e Invictus (2009) sul presidente sudafricano Nelson Mandela, Clint Eastwood torna ad occuparsi di Storia e sceglie J. Edgar Hoover, il primo direttore dell’FBI, una figura estremamente controversa ma fondamentale nella storia americana del XX° secolo. La sua ascesa al potere, ottenuta anche grazie a metodi violenti e ai limiti della legalità, dalle retate violente durante il Maccartismo al “finto” arresto di Dillinger fino ai ricatti a JFK e Richard Nixon, ci viene raccontata da Eastwood con le sue luci e le sue ombre, senza mitizzare né giudicare Hoover.

L’attenzione del regista però si focalizza soprattutto sulla vita personale di Hoover e sulla sua presunta omosessualità. Sicuro di sé e arrogante sul lavoro, Hoover ci appare improvvisamente sottomesso e fragile nel rapporto con la madre autoritaria, interpretata da un’ottima Judi Dench, che gli impone una carriera e una vita di apparenza (spietato il commento “Meglio un figlio morto che un figlio gerbera”).

http://www.diariodipensieripersi.com/2012/03/recensione-j-edgar-di-clint-eastwood.html

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