6 Gennaio 2012
La scomoda e controversa personalità di Hoover non poteva che essere una portata irresistibile per il buon vecchio Clint, attratto dai personaggi foschi e dalle duplici verità. E questo biopic, dalla fotografia raffinata (toni oscuri e freddi e atmosfere nitide e glaciali che ben si adattano all’ambiguità di fondo del protagonista) e sapientemente musicato dallo stesso Eastwood, coglie nel segno. Eastwood si sofferma sull’Hoover meno conosciuto, quello più intimo, sul suo rapporto di dipendenza dalla madre e sulla sua presunta omosessualità, riconciliandole con la figura dell’austero e deciso rivoluzionatore del Bureau americano. Rigore e precisione, meticolosità e spietato raziocinio a cui si alternano la fragilità di un uomo che aveva imparato a diffidare di chiunque, anche di sè stesso.
La mano ferma di Eastwood dirige una buona pellicola che si spande per 48 anni di storia americana filtrati attraverso il protagonista, un Hover magistralmente interpretato da Di Caprio, che stavolta l’Oscar lo meriterebbe a pieni voti, se non altro per celebrare l’ormai lunga serie di ruoli che lo vedono ottimo attore…”Titanic” e dintorni ormai sono acqua passata!

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