Regressioni e ineluttabilità / 25 Ottobre 2017 in It Comes at Night

It Comes the Night è un piccolo concentrato di angoscia che descrive le prime inesorabili fasi di un’epidemia mortale sconosciuta.
La paura del contagio risveglia negli uomini un senso della sopravvivenza ferino e primitivo che ripone le sue speranze nella coesione assoluta di un gruppo ristretto e nell’esclusione di ciò che proviene dall’esterno.
La messinscena è interessante: il buio della notte si confonde con quello dell’anima, della ragione e dell’incubo e nega lucidità a menti stanche e spaventate.

Considerati questi elementi positivi, la buona resa tecnica e le buone interpretazioni dei pochi attori in scena, il film di Trey Edward Shults rischia comunque di non soddisfare appieno, perché non contiene elementi o passaggi capace di renderlo “particolare”. Eppure, credo che il suo maggiore punto di forza corrisponda alla sua “normalità”, alla facilità con cui mostra con quale facilità sia possibile regredire a stadi primitivi.
In particolare, è molto efficace e, questo sì, spaventoso il senso di ineluttabilità finale, in cui anche lo spettatore viene inevitabilmente risucchiato.

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