Recensione su Io sono leggenda

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10 Settembre 2013

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Belle musiche da infarto? Aha. Suspense? Mah, sì. Tuttavia…
Cos’è? Dov’è la trama? Dove sono finiti i vampiri? Uno scempio incredibile, non è piaciuto neanche all’autore del romanzo.
Il batterio causa dell’epidemia nasce come cura per il cancro. Mh.
I vampiri non ci sono, che bello. Al loro posto (e che fortuna, oserei dire) abbiamo degli zombie idioti e tuttavia curati e glabri. Soffrono alla luce del sole, ma restano affacciati alla porta per sentire il sonoro fzzz sulla loro pellaccia ruvida e arancione. E, toh!, pure i cani sono zombie. Di grande, grande effetto.
Il libro si svolge nella Los Angeles del 1976, il film (perché?) nella New York del 2012.
Robert Neville ascolta Bob Marley… Vuoi mettere con quella mezza calzetta di Beethoven, scusa…?
Il cane si chiama Samantha, per gli amici Sam.
Robert non va mica a caccia di cibo. Le scatolette di conserva gli crescono in dispensa come funghi, lui campa noleggiando DVD nella mediateca giù in città, riportandoceli dopo la visione. Certo, non si sa mai, magari Anna ed Ethan hanno voglia di vederne uno. Già, Robert mica è l’unico umano, ce n’è un altro paio, madre e figlioletto (muto?), quest’ultimo avvezzo all’uso del coltello da tavola.
Come ha fatto Anna, con tutto il pianeta a disposizione, a sapere dove vive Robert? Ha ascoltato il messaggio di Robert alla radio, semplice. E fin qui tutto okay. Ma come ha fatto ad azzeccare la stazione giusta? “Me lo ha detto Dio”, spiega sagacemnete la ragazza. Ah, ecco.
A proposito di DVD, Robert conosce a memoria le battute di Shrek, e le usa per allietare il piccolo Ethan, che in effetti gradisce moltissimo – il bambino sembra di fatti in procinto di tirargli il suddetto coltello.
Per il ciclo politically correct, Will Smith non si ubriaca e non fuma, però fa esperimenti sui topi da laboratorio, uccide cervi e poi pure la Samantha. Che carino.
Naturalmente, per non sentirsi solo, Robert ha piazzato lungo le principali strade della metropoli dei manichini, con cui parla (“Ehi, ehi! Che cavolo ci fai lì, Fred? […] Se sei vero, è meglio che me lo dici subito!”), si arrabbia o ci prova spudoratamente (“Avevo promesso a un’amica che oggi avrei provato a salutarti: sciao…”). Via, chi non trova sexy una giovine manichina?
Robert trascorre inoltre il suo tempo giocando a golf su una portaerei.
Nel libro, i vampiri passano le giornate nascosti, in stato comatoso. Nel film, gli zombie sono ben svegli, al buio, in piedi e contro una parete. Per dodici ore.
Un piccolo estratto, una mirabolante fuga in automobile.

Anna: “Forza, non devi svenire! Devi dirmi dove vivi. Ehi. Ehi! Devi star sveglio! Dove vivi? Dove vivi?” (Petulaaante…)
Robert: “Washington Square, 11. Loro non sanno dove vivo. Attenta che non ci seguano.”

Le istruzioni sono piuttosto elementari. Ma no, gli ‘infetti’ arrivano lo stesso davanti alla casa di Robert e iniziano a fare rumore.

Robert: “Era ancora buio quando ci hai portati a casa?”
Anna: “Perdevi sangue, c’era già luce all’orizzonte!”
Robert: “Ci hanno seguiti!”

No! E certo, Anna è stupida! Ci sono tutte le farmacie della città deserte e disponibili, e lei guida beata fino a casa, mentre quelli la seguivano in massa. La ragazza ha neuroni da vendere.
In finis, Robert si suicida perché la figlia, ormai morta, non può più dirgli “Papà, farfallina!” (…), e si fa esplodere con i cattivoni, mentre Anna si dirige col figlio verso la più grande comunità mondiale di essere umani sopravvissuti al morbo. Lui non la segue, mica è scemo. Tra una bomba e la salvezza, non scegliereste anche voi la bomba?

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