8 Settembre 2013 in Io la conoscevo bene

Pietrangeli tratteggia con estrema eleganza il paradigma di una società corrotta dalla bramosia dell’apparire: mostrarsi, per ricordare, a noi ed agli altri, che si è presenti.

La figura di Adriana, bella e desiderosa di attenzioni, fuggita dalla monotonia di una vita in campagna alla vòlta della vivace capitale, muove a rabbia e a tenerezza (“In questo momento, vorrei essere suo padre”, le ringhia esasperato un carabiniere): ella appare costantemente indifesa dinanzi alle insidie della vita mondana, ma la sua fragilità maggiore sta nell’incapacità di fare esperienza delle vicende negative che le accadono in modo da evitarne di simili in futuro. Il suo sguardo è sempre limpido, speranzoso ed innocente, benché sia chiaro che, in realtà, le sue vicissitudini la segnino progressivamente in maniera costante e silenziosa, forse sconosciuta ad essa stessa.
Lo spettatore assiste impotente alle miserie che la avviluppano.
La Sandrelli è, qui, interprete sopraffina, personificazione perfetta di un’anima semplice incarnata in un corpo in grado di attirare chiunque come miele.
Anche il resto del cast è di prim’ordine: Enrico Maria Salerno, Ugo Tognazzi e Nino Manfredi vestono come guanti i ruoli affidati loro, benché compaiano in scena abbastanza poco.

Roma, rappresentata come urbe geometrica e distante, matrigna distaccata, è fotografata, sia in interni che in esterni, con una fotografia raffinata, esteticamente impeccabile.

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