L’incontro di due fragilità / 11 Dicembre 2012 in Io e te
Ricordo ancora quando lessi il romanzo di Ammaniti, fresco di stampa: mi ci buttai a capofitto e ne riemersi solo dopo averlo concluso, qualche ora dopo. Quello che mi colpì subito fu la sorprendente coincidenza dei pensieri del protagonista con quelli che affollavano la mia mente.
La stessa sensazione l’ho provata guardando l’omonimo film di Bertolucci.
Il corrispettivo in carne, ossa e brufoli del Lorenzo cartaceo è Jacopo Olmi Antinomi, attore esordiente che è riuscito a farmi immedesimare di nuovo. Con le cuffie che trasmettono brani ben noti alla mia generazione, dai Muse ai Cure, e quell’aria un po’ ribelle di chi si sente sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato, sarebbe stato difficile restare impassibili.
L’inquietudine di Lorenzo trova una pace temporanea nella cantina di casa, dove si prepara ad affrontare una “settimana bianca” alternativa, rinunciando alla compagnia dei suoi coetanei. Può sembrare un gesto estremo, da asociali (la prima scena è nello studio di uno psicologo), ma quanti di noi non hanno mai provato il bisogno impulsivo di fuggire, abbandonando tutto e tutti?
Nella sua perfetta organizzazione di fuga, però, non è previsto l’arrivo di Olivia, la sorellastra, che irrompe nella sua cantina, come nella sua vita, senza dargli molte spiegazioni. Anche lei ha bisogno di un rifugio: sta affrontando la parte peggiore della disintossicazione.
A interpretarla è Tea Falco, un’altro debutto sul grande schermo. Ci trasmette efficacemente l’immagine di una ragazza segnata, che si mostra forte, ma che cela un’intima fragilità. I due, pian piano, impareranno a tollerarsi, a convivere, a conoscersi, nello spazio ristretto di una cantina diventata tana.
Alla fine, entrambi imparano qualcosa: crescono insieme (“Smettila di nasconderti, ormai sei grande. Se prendi una botta ogni tanto non ci fa niente. Guarda me, che sono tutta un livido.”).
Le ultime scene sono accompagnate da un David Bowie poco conosciuto, che canta in italiano la sua Space Oddity. Film bello, anche se, forse, non il migliore di Bertolucci, che dall’alto della sua maestria, Ammaniti consenziente, può anche concedersi il lusso di “strozzare” il finale.
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