L’invasione degli ultracorpi / 20 Agosto 2015 in Terrore dallo spazio profondo

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Da un lontano pianeta morente partono strane spore che si perdono nello spazio. Alcune di loro arrivano sulla Terra e cominciando a riprodurre le prime forme di vita che incontrano, inizialmente piante. Inizia così una silenziosa invasione. Le spore aliene cominciano a generare dei duplicati, privi di qualsiasi sentimento, degli esseri umani, identificati come le forme di vita più evolute del pianeta, sostituendoli durante il sonno e eliminando l’originale.
Un gruppo di amici di San Francisco, notando cambiamenti nel carattere di alcuni conoscenti, cominciano a sospettare qualcosa, ma poco potranno contro l’avanzata dell’invasione.
Remake del celebre L’invasione degli ultracorpi (Invasion of the Body Snatchers, 1956) di Don Siegel, il film rivisita comunque in maniera convincente e coinvolgente sia il film precedente sia il romanzo da cui era tratto, Gli invasati (1955) di Jack Finney. Philip Kaufman, il regista, riesce a conferire al film un’atmosfera di crescente angoscia e paranoia nello spettatore.
Rispetto al film originale, l’ambientazione passa dalla provincia americana alla metropoli, la tematica paranoica passa da politico/sociale a psicologica e Il lieto fine viene bandito.
Povero di effetti speciali, non necessari, il film è invece ricco di scene stranianti, come quella iniziale dove appare per pochi secondi Robert Duvall nei panni di un ambiguo prete in altalena. Agghiacciante poi l’invenzione dell’urlo sibilante dei duplicati per segnalare un umano.
Ottimo il cast composta da Donald Sutherland, Jeff Goldblum, Veronica Cartwrright e Leonard Nimoy, lo Spock di Star Trek, che anche qui interpreta un alieno privo di emozioni. Apparizioni anche per Kevin McCarthy, il protagonista del film originale, che ripropone la meravigliosa scena in cui per strada, fermando le auto in transito, urla: “Restate svegli! Tu sei il prossimo!”, e per il regista Don Siege nei panni di un tassista.

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