M / 30 Marzo 2019 in Intolerance: Love's Struggle Throughout the Ages

Il film con cui Griffith cercò di rifarsi una verginità dopo le accuse di razzismo (evidente, peraltro) in “The Birth of a Nation” (che rimane un capolavoro). Se già il precedente aveva introdotto delle novità formali per l’epoca incredibili, tanto da essere considerato dai più come il primo vero film moderno della storia del cinema, cioè il primo vero film dotato delle caratteristiche narrative tutt’oggi presenti al cinema, questo fa un ulteriore passo di innovazione. Quattro storie ambientate in quattro epoche e quattro luoghi diversi, ma non presentate una dopo l’altra, bensì intrecciandosi continuamente. Una modernità nel montaggio clamorosa ma che ne decretò l’insuccesso commerciale, viste le difficoltà del pubblico dell’epoca nel seguire le diverse storie. Impressionanti poi alcune scene di massa, alla faccia degli arcaici mezzi tecnici, soprattutto nella guerra tra babilonesi e persiani: c’è, tra le altre cose, un movimento di macchina che si libra vertiginosamente su una folla e sui palazzi dell’antica città che sembra uscire dal cinema di almeno una decina d’anni successivo (da Metropolis, per esempio).
Detto questo, al di là delle novità filmiche, al di là dell’indiscutibile fatto che sia troppo importante e influente per non essere considerato un capolavoro e che praticamente tutto il cinema narrativo derivi da questo film e dal precedente di Griffith, le quasi tre ore ne rivelano le lungaggini, forse inevitabili (per mancanza di canoni stilistici a cui rifarsi). L’ultima mirabolante mezz’ora è comunque perfetta.

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