Recensione su La donna che canta

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L’insensatezza del fratricidio. / 27 Novembre 2014 in La donna che canta

Metafora (tale anche grazie alla scelta di non localizzare davvero gli eventi dal punto di vista geografico) dell’insensatezza del fratricidio, esteso all’intero genere umano -ovviamente- e non a singoli individui o a precise etnie, il film di Villeneuve usa il meccanismo (semplifico volutamente) della caccia al tesoro per raccontare una vicenda personale che, con le sue specifiche estreme, si fa narrazione universale.
Il buon impianto del racconto si fa forte dell’estrema grazia e della delicatezza delle immagini che non indugiano quasi mai sull’esposizione esplicita della violenza (es. gli abusi in carcere, la terribile sequenza della carneficina sul pullman).

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