THE ASCENSOR / 23 Gennaio 2020 in The End? - L'inferno fuori
L’idea alla base è discreta. Far coincidere l’inizio delll’ennesima apocalisse zombi proprio quando si è rimasti bloccati in ascensore è una bella pensata che ti permette d’immaginare ciò che accade all’esterno senza intaccare il già risicato budget a disposizione. Onestamente era inutile mostrarci per l’ennesima volta scene d’isteria di massa e bassa macelleria stradale, quindi se vogliamo questo film potrebbe svolgersi parallelamente al vostro zombi movie preferito. “28 giorni dopo” su tutti.
Il regista Daniele Misischia si ritrova ben presto a fare i conti con una coperta decisamente corta. L’escamotage dell’ascensore gli si ritorce contro quasi subito castrandogli soluzioni visive e narrative. Ad essere sincero tecnicamente ho avvertito un po’ troppo la sua mano. Dentro l’ascensore era troppo spesso palpabile la presenza di un operatore di macchina. Si percepiva il “balletto” con l’attore.
Ad Alessandro Roja l’arduo compito di reggere l’ottantacinque per cento del film.
Il suo protagonista non genera alcuna empatia, nemmeno quando resta intrappolato nell’ascensore, perché ci viene proposto come uno squalo della finanza, molestatore e traditore. Perché dovrei fare il tifo per lui? Scelta curiosa.
Oltretutto è assolutamente incapace di sopravvivere e paradossalmente l’essere chiuso in ascensore rappresenta la sua salvezza e non la sua condanna. Quindi abbiamo un protagonista incapace in una situazione di comfort. Addio tensione.
Le parole “Cazzo” e “porca puttana” viaggiano su “modalità smodata” nel tentativo di sporcare dialoghi così così e anche per sostituire la punteggiatura.
Gli infetti sono nella norma. Non spaventano più di tanto e rispettano tutte le norme Hccp.
Il sonoro è veramente mal fatto. Suoni presi da qualche libreria preconfezionata, che in un film con audio in presa diretta escono puliti puliti generando un effetto amatoriale. Forse la cosa peggiore del film.
Apprezzo il tentativo ma non l’esecuzione. E smettiamo di usare questi titoli in inglese per infondere internazionalità a progetti così piccoli. The end, the nest, ma che è?
Voto: 4 a voler essere cattivi, 5 a voler essere buoni.