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In ordine di sparizione

/ 20146.551 voti

Potrebbe essere un romanzo di Jo Nesbo / 5 Settembre 2015 in In ordine di sparizione

Eh. sì, ritrovo il sapore e lo stile dei romanzi di Jo Nesbo. Un bel film,

16 Agosto 2014 in In ordine di sparizione

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Nils di mestiere fa lo spazzaneve a Bukodikulund in Norvegia, e gli ammazzano il figlio e si mette a cercare i colpevoli. Non si può dire che il ragazzo non serbi rancore, indagando risale a peu à peu la catena da cui è disceso l’ordine di ammazzare il figlio suo, e la risale a botte e uccisioni di ganster sempre meno piccoli. Fino ad arrivare al capo, detto il Conte, pazzerello in corso di divorzio che consiglia al figlio di pestare il bullo della scuola così la pianta. Cattiiiivo. E i gangster in Norway hanno la 500 nel parco macchine. Finisce per accendersi una guerra tra bande mafiose con resa dei conti finaleNils invece è un ganzo perché è uno snowpiercer, con dei camioncioni carenati spazzanevosi, praticamente dei carriarmati, e wuuuuu, tutta la neve che si rovescia sui lati. Entrambi, il film e Nils, partono bene, poi si perdono per strada e non sanno come finire, tra le ingenuità sue e di una trama debole, adagiata su quei paesaggi tuttitutti bianchi bianchi che se appena ti piace il freddo pensi WHOA! (come Al Pacino in quel film), e a me non piace il freddo ma piace la neve, e poi i macchinoni che wuuuuuu! e insomma ci siamo capiti. Declinazione norvegese dell’umorismo nero (pur sempre un noir messo sul bianco), con i gangster gay sotto copertura, i gangster che imparano a sciare, e cose così. C’è anche Bruno Ganz che fa il caposerbo. Lui pure, ehm, serba rancore
🙁 scusa.

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Il giustiziere della neve. / 2 Giugno 2014 in In ordine di sparizione

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Eppure, dovrei aver imparato la lezione: quando leggo di un film pubblicizzato come una “commedia nera à la (pincopallo) con un pizzico di (fate vobis)”, resto puntualmente a bocca asciutta.
Idem con questa pellicola norvegese che viene presentata come un film permeato dall’ironia cupa dei migliori Coen, sulla falsariga di una vendetta tarantiniana.

Se, sulla carta (neve farghiana + lista simil-Beatrix Kiddo di nemici da eliminare) i paragoni possono anche sussistere, questi però non sopravvivono sul grande schermo, dove nulla incide significativamente, ad esclusione di un profondo senso di angoscia, davvero mai stemperato da alcuna ironia nera in senso stretto.
Eppure, alcuni dettagli che indicano la strada corretta ci sono: l’evidente psicopatia del Conte, la trasformazione cieca e repentina del protagonista e la contrapposizione tra la sua furia ed i suoi limiti fisici (“Sei stanco, vecchio?”), le caratteristiche comportamentali dei comprimari.
Non bastano un paio di battute azzeccate (quella legata ai soprannomi dei malavitosi, quella sul welfare o quella sulla Sindrome di Stoccolma) a delineare un’atmosfera stratificata ed ambigua come quella di una buona commedia nera vagamente pulp (quanto sangue, quanti nasi rotti, quanti denti frantumati!).
Inoltre, pensavo che l’ambientazione nordica avrebbe conferito un quid “tipico” al racconto, mentre (se escludiamo la presenza ed il valore alienante di un manto nevoso spesso diversi metri) non pare caratterizzarlo affatto.
Il finale vagamente surreale (che, anche in questo caso, forse, richiama vagamente Fargo e che sancisce definitivamente la fine delle ostilità) purtroppo non riscatta lo scipito tono prevalente nel film.

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