Recensione su Imperium

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Una scala dei grigi / 29 Novembre 2020 in Imperium

Non essendo rimasto particolarmente soddisfatto da BlacKkKlansman di Spike Lee e notando una forte somiglianza nelle trame(sono spiccicate, addirittura entrambi i protagonisti dei rispettivi film sono realmente esistiti e le loro storie sono vere) ho pensato di mettere a confronto un gigante come Lee con il novellino Daniel Ragussis per sfizio personale e il risultato è stato sorprendentemente inaspettato.

Il personaggio di Nate Foster(un Radcliffe in parte anche senza l’uniforme di Hogwarts) è un atipico giovane agente dell’FBI, intelligente, introverso e preso di mira dai colleghi più anziani che lo considerano solo un ragazzino, quando gli verrà proposto di infiltrarsi in un gruppo di suprematisti bianchi che probabilmente vogliono organizzare un attentato biochimico con del cesio che è stato rubato da una spedizione, avrà modo di mettersi in gioco e dimostrare a se stesso che vale qualcosa.

Innanzitutto abbiamo una sceneggiatura credibile finalmente, i “cattivi” non sono dei completi idioti, fanno domande molto scomode, notano comportamenti sospetti e il bravo Nate riesce sempre con intelligenza e ragionamento a dare risposte logiche e plausibili.
Viene spiegato che la nuova casa dove va ad abitare, la macchina e la nuova attività di forniture mediche che serve da copertura, vengono tutte finanziate dall’FBI, lo specifico perché uno si potrebbe domandare da dove saltino fuori certi elementi della trama.
Un altro upgrade per la sceneggiatura avviene quando si intuisce che Ragussis non divide la storia in buoni o cattivi, anzi, in bianco o nero. Se Imperium fosse, in qualche modo, una scala dei colori ci sarebbero tante sfumature, anzi le sfumature sarebbero preponderanti e i colori più netti sarebbero meno presenti si troverebbero ai limiti,ai bordi della scala. E questo è un aspetto che ho trovato particolarmente onesto, intellettualmente parlando, e che raramente ho riscontrato in altri film di questo genere.

La fotografia non è che sia particolarmente degna di nota e la regia è un regia di mestiere, non che ricordi delle sequenze particolarmente brillanti o delle inquadrature chissà quanto pittoriche o geometriche(non che vadano per forza ricercate, è solo una fattualità), sotto questo aspetto il film di Spike Lee si trova su un altro pianeta(e grazie ar ca).
Ottimo però l’utilizzo del montaggio connotativo con sole immagini diegetiche che aumentano notevolmente la tensione e chiarificano quello che passa nella mente di Nate.

In conclusione, Imperium è un film sicuramente più riuscito di BlacKkKlansman, intrattiene e induce a riflettere su un argomento ben preciso, molto più grande di quello affrontato nel film: gli estremismi.
Imperium è, per tornare all’analogia di prima, una scala dei grigi.

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