Sto pensando di finirla qui

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Sto pensando di finirla qui

Dall'omonimo romanzo di Iain Reid. Una giovane donna sta meditando di lasciare il proprio fidanzato, proprio mentre sta andando con lui a incontrare i genitori del ragazzo che vivono in una fattoria isolata.
Questo film fa parte della rubrica 'Nel labirinto della mente'. Vuoi saperne di più?
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: I'm Thinking of Ending Things
Attori principali: Jesse Plemons, Jessie Buckley, Toni Collette, David Thewlis, Guy Boyd, Hadley Robinson, Gus Birney, Abby Quinn, Colby Minifie, Anthony Grasso, Teddy Coluca, Jason Ralph, Oliver Platt, Frederick E. Wodlin, Ryan Steele, Unity Phelan, Norman Aaronson, Ashlyn Alessi, Monica Ayres, Julie Chateauvert, Ira Temchin, Albert Skowronski, Kamran Saliani, Dannielle Rose, Thomas Hatz, Brooke Elardo, Mostra tutti

Regia: Charlie Kaufman
Sceneggiatura/Autore: Charlie Kaufman
Colonna sonora: Jay Wadley
Fotografia: Łukasz Żal
Costumi: Melissa Toth, Susan Antonelli
Produttore: Charlie Kaufman, Anthony Bregman, Robert Salerno, Stefanie Azpiazu, Gregory Zuk, Peter Cron, Matt Levin
Produzione: Usa
Genere: Drammatico, Thriller
Durata: 135 minuti

Dove vedere in streaming Sto pensando di finirla qui

1 Novembre 2020 in Sto pensando di finirla qui

Charlie Kaufman ci aveva già abituato a particolari road movie nella psiche e mente umana. “Sto pensando di finirla qui” è un viaggio onirico nella mente di Jack, un protagonista che non è il reale protagonista del film. Decifrare ciò che si sta vedendo non risulta immediato alla prima visione. Kaufman dissemina la narrazione di indizi, ma allo stesso tempo con alcuni dialoghi ci depista. Tuttavia il racconto risulta solido e non può lasciare nulla al caso. La de-costruzione narrativa che ne consegue va via via aumentando durante il viaggio di Jack e Lucy, una giovane coppia diretta alla casa di lui per conoscere i genitori.
I dialoghi interiori di Lucy, durante la prima parte di questo viaggio, lasciano intendere ad una prima interpretazione del titolo: lei sta pensando di finire la relazione. Arriva a questa consapevolezza quasi durante il viaggio stesso. Flussi di coscienza, dialoghi introspettivi, poesie recitate ad alta voce, sembrano discorsi futili e semplici chiacchiere da viaggio per ammazzare il tempo. Eppure l’intelligenza dei due “innamorati” ti rapisce; citazioni pop spaziano dal cinema alla letteratura e alla musica. Fantastico un momento in cui si infrange il muro della 4 parete (un ulteriore indizio circa la realtà che stiamo osservando?). Interessante come in protagonisti passino da momenti di estremo e imbarazzante silenzio, ad attimi di enfasi dialettica. Nonostante questa loro caratteristica logorroica risultano molto ermetici circa il rivelare se stessi a pieno.
Mentre ti aspetti che il film si stia dirigendo in un’unica direzione, cambia il registro. Arrivati a casa dei genitori di Jack si susseguono una serie di azioni che non hanno alcun senso per lo spettatore, spiazzato dalle nuove atmosfere grottesche e angoscianti. Stiamo vedendo un film o un’opera teatrale? Mi sono posto questa domanda nel momento in cui la mia reazione alle assurdità non era recepita ugualmente dai protagonisti in scena. Già la bufera all’esterno della auto/casa risulta molto irreale e fittizia, teatrale appunto. In questo caso, magistrali sono le interpretazioni dei genitori di Jack; un senso di paranoia e angoscia ci accompagna per tutta la permanenza in casa. Anche la regia cambia: dalle riprese fisse in auto, diventa più dinamica. La narrazione tra le mura domestiche mi ha ricordato molto “Mother!” di Darren Aronofsky, con tutte le evidenti differenze del caso.
Il film nell’ultima parte diventa ancora più complesso ma riuscirete a trovare la chiusa grazie al finale suggestivo e onirico. Quindi la realtà non è la nostra realtà. Siamo nella mente del protagonista ed ogni simbolo, dialogo, gesto e riferimento appartengono alla sua di realtà. Il decadimento fisico dei genitori, l’esplorazione della stalla, vecchie foto da bambini, assurdi messaggi in segreteria, lo scantinato sono solo alcuni dei simboli/indizi che vi faranno riflettere. “Sto pensando di finirla qui” parla di suicido, morte, sofferenza e solitudine.

Personalmente adoro questo genere di film che non ti salutano quando cala il sipario, ma ti invogliano a rivedere, capire, interpretare scoprire.

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Film suggestivo, ma troppe parole / 11 Ottobre 2020 in Sto pensando di finirla qui

Scrivo questo commento appena finita la visione del film: cosa poco saggia da fare, visto che questo è un film che va metabolizzato.

Un film onirico, dalla trama poco comprensibile (almeno ad una prima visione, e almeno da me, magari altri l’hanno capita subito), e molto inquietante. Un bel film, almeno visivamente ed esteticamente (vabbè che con la neve si va sul sicuro, la neve rende tutto esteticamente affascinante), che sa colpire come un sogno (o meglio un incubo) particolarmente memorabile.

E’ un peccato non avere potuto vederlo al cinema.

Ricco di simboli, è un film “profondo” che sicuramente merita altre visioni, fa riflettere, ecc., ma credo che la sua voglia di essere profondo sia anche il suo difetto. Fa parte di quella categoria di film che sembra urlare “ehi! sono un film profondo sul senso della vita, la morte e tutto quanto! Guarda come sono profondamente profondo!”. Ma non sono sicuro che riesca ad essere davvero profondo e non “solo” suggestivo. Perché ci sono troppi dialoghi. Troppe parole e riflessioni e blabla. Ed è un peccato, perché non ne ha bisogno. Con una sceneggiatura meno pretenziosa, credo sarebbe stato un film ancora migliore.

E’ comunque un film da vedere, e probabilmente con il tempo (e magari ulteriori visioni) lo apprezzerò ancora di più.

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Kaufman all’ennesima potenza / 7 Ottobre 2020 in Sto pensando di finirla qui

Charlie Kaufman è un genio, lo sanno anche i sassi. Se la Hollywood di questi tempi non ha avuto bisogno del suo estro, è perché in fondo la cinematografia odierna è lo specchio di quel pungente desiderio di rivivere il passato. Basti pensare a quegli infiniti reboot, remake e revival che circolano nell’ambiente.
Kaufman, con le sue sceneggiature fuori dagli schemi, con le sue iperboli surreali, ha sempre descritto un mondo dentro un mondo. E anche con‘’I’m Thinking of Ending Things’’ ci è riuscito, costruendo nuove scatole cinesi, e altre storie nelle storie.
Storie che non offrono certezze, né solidi appigli a cui aggrapparsi. Storie che si confondono con il tempo; elemento, che come in altri lavori del noto regista, assume un ruolo centrale, e forse in questo adattamento dell’omonimo romanzo di Ian Reid lo è ancora di più, disgregandosi e frammentandosi con il resto, in scenari angusti e spettrali (eppure così evocativi e suggestivi) che richiamano un certo ordine ‘’complesso’’ di pensieri e aspirazioni, radicato nell’animo umano.
Non c’è da stupirsi se nella pellicola assistiamo a un viaggio, a quell’odissea di emozioni e rimpianti che impariamo a chiamare vita.
E Kaufman ci assiste, assiste lo spettatore in questa stimolante ricerca del senso, fra i suoi claustrofobici affreschi della psiche umana, ma guidandoci da lontano, senza prenderci mai per mano.
La regia, al passo con la sceneggiatura, regala attimi di assoluto brivido, alternando l’horror al lato drammatico, senza però intaccarne l’humour poetico e nichilista.
Insomma, Kaufman all’ennesima potenza.

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