Ils sont partout
/ 20166.37 votiYvan è un attore e regista francese di origine ebraica ossessionato dagli stereotipi sugli ebrei. Durante le sedute dallo psicoterapeuta, esterna le sue riflessioni, appoggiandosi a racconti a tema.
Stefania ha scritto questa trama
Titolo Originale: Ils sont partout
Attori principali:
Yvan Attal
Benoît Poelvoorde
Valérie Bonneton
Dany Boon
Charlotte GainsbourgGilles Lellouche, François Damiens, Freya Mavor, François Bureloup, Tobie Nathan, Sébastien Castro, Jean-Michel Lahmi, Nicole Shirer, Peter Wollasch, Julie Mathiot, Yamée Couture, Émilie Gavois-Kahn, Cédric Weber, Cédric Zimmerlin, Robert Castel, Marthe Villalonga, Alain Fromager, Eowyn Ptak, Saber Hallout, Axel Boute, Grégory Gadebois, Denis Podalydès, Marc Andréoni, Rivka Michaeli, Steve Kalfa, Tamir Lapid, Danny Cohen, Amir Harel, Carine Sarfati, Michèle Cohen, Deborah Aroshas, Keren Berger, Ornella Bess, Judith Mergui, Laetitia Loreni, Jérémy Kalfa, Gavri Shtantman, Alexandre Chacon, Niko Nitai, Malka Cohen, Jennifer Bokobza, Philippe Vieux, Frédéric Merlo, Ben Attal, Estelle Galarme, Benjamin Goldanel, Mathilde Wambergue, Marco Panzani, Paulette Frantz, Mahdi Belemlih, Jean-Jacques Bathie, Julia Levy-Boeken, Claude Perron, Popeck, Anne-Lise Kedvès, Jean-Philippe Puymartin, Philippe Dusseau, Fabrice Robert, Émilie Cazenave, Elisa Bachir Bey, Emmanuelle Hauck, Anne Bouvier, Patrick Braoudé, Jean-Yves Chilot, Hélène Mahieu, Gabi Amrani, Ilan Dar, Marie Drucker, Claire Chazal, Antoine de Caunes, Mostra tutti
Regia:
Yvan Attal
Sceneggiatura/Autore: Yvan Attal, Émilie Frèche
Colonna sonora: Evgueni Galperine, Sacha Galperine
Fotografia: Rémy Chevrin
Costumi: Carine Sarfati
Produttore: Thomas Langmann, Daniel Delume, Emmanuel Montamat
Produzione: Francia
Genere: Commedia
Durata: 111 minuti
Dove vedere in streaming Ils sont partout
Il film Ils sont partout (su Netflix, con il titolo Sono dappertutto) mi è sembrato una commedia dalle premesse molto interessanti, ma incerto nelle risoluzioni. Forse, non sono stata in grado di afferrare l’ironia di Yvan Attal, né (questo, invece, lo so per certo) sono una buona conoscitrice della “questione ebrea” in Francia. Fatto sta che non sono certa di aver compreso appieno la morale del film e, sicuramente, a livello narrativo, sono rimasta interdetta dai finali dei micro episodi tematici che, nel corso del film, si alternano alle sedute di psicanalisi del protagonista (lo stesso Attal, nel ruolo di se stesso).
Ogni episodio, infatti (come l’intero film, d’altronde), parte con presupposti notevoli, per sgonfiarsi nell’atto conclusivo, come se gli mancasse un epilogo vero e proprio (fa eccezione quello, particolarmente sardonico, incentrato sul referendum per permettere ai francesi di diventare tutti ebrei).
In particolare, sono rimasta molto delusa dall’episodio incentrato sul cliché “Gli ebrei hanno ucciso Gesù” che (limite mio?) sembrava presupporre fantasmagorici sviluppi basati sui paradossi temporali.
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