Il vangelo secondo Matteo / 17 Maggio 2020 in Il vangelo secondo Matteo
Pierpaolo Pasolini dirige nel 1964 uno dei suoi più grandi capolavori, “Il Vangelo secondo Matteo”: il film segue fedelmente, episodio per episodio, il vangelo dell’evangelista Matteo. Non esistono aggiunte di parole e/o azioni da parte del regista: possiamo trovare solo dei piccoli riferimenti alla contemporaneità negli abiti da squadristi degli scudieri di Erode.
E’ ciò che ci aspettiamo da un regista marxista(nonostante la grande sensibilità spirituale del poeta friulano): il Gesù di Pasolini è un rivoluzionario sociale, che mira a sovvertire le strutture del potere fariseo del tempo. In particolare ciò si evince nel “Discorso della montagna” e nell’irruzione contro i mercanti nel Tempio. Tuttavia, la Chiesa si schierò con Pasolini nelle accanite battaglie che il mondo conservatore fece contro questa pellicola: non a caso il film è dedicato alla memoria di Papa Giovanni XXIII.
Il film non è stilisticamente perfetto: in certi momenti Pasolini rivela ancora una certa inesperienza nell’approccio al mezzo cinematografico. Tuttavia, è proprio grazie a questa “inesperienza” che ritroviamo l’ingenuità necessaria per mettere ancora più a fuoco la storia di Gesù; inoltre, la recitazione quasi da film neorealista(gli attori sono dei “non professionisti” per eccellenza) e la fotografia splendida di Tonino Delli Colli accentuano ancora più l’alone di umanità che si respira in tutto il film. Non mancano tuttavia sequenze puramente cinematografiche: pensiamo alla sequenza del suicidio di Giuda, completamente perfetta dal punto di vista formale. Oppure anche alla sequenza del ballo di Salomè, erotico e tragico allo stesso tempo(Carmelo Bene ne ricaverà l’assurdo film “Salomè”)
Forse un film politico, più che un film religioso: di certo un film “umano”. Non un film di prosa, nonostante il testo di riferimento sia di prosa: un film profondamente lirico nell’ortodossa fedeltà al Vangelo.

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