Delitti e castighi / 24 Luglio 2016 in Il testimone

Primo lavoro di Germi in veste di regista (con la supervisione di Blasetti e Monicelli come aiuto regia), Il testimone mostra la propensione del cineasta a scandagliare le dinamiche dell’agire umano, elaborando, qui, in pieno Neorealismo, un vero e proprio thriller, una sorta di interessante variante dei delitti e castighi dostojevskiani.

Il protagonista, condannato a morte per omicidio, viene scagionato dallo stesso testimone che aveva contribuito in maniera fondamentale alla definizione della sua pena: nel tentativo di ricostruirsi una vita lontano dalla città che l’ha visto andare in galera, l’uomo non riesce a scendere completamente a patti con il proprio passato e un incontro fatale con il testimone lo trascina in una spirale di afflizione che coinvolge anche la ragazza di cui si è innamorato.

Benché, pur concorrendo a definire il logorio interiore del protagonista, alcuni passaggi del film non paiano pienamente risolti, il lavoro di Germi convince per via della plausibilità delle sue risoluzioni e per l’ironia nera che sigla la drammatica vicenda.

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