17 Recensioni su

Il sospetto

/ 20127.9397 voti

Questo è un grande film / 30 Marzo 2021 in Il sospetto

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Dimostrazione che non servono budget astronomici per realizzare film grandiosi. Anzi, qui la storia è tanto semplice quanto drammatica.
Il classico battito d’ali che si trasforma in un ciclone poco più avanti.
Mikkelsen è a dir poco magnifico, da ogni espressione e muscolo facciale,traspare il dramma e lo sgomento di un uomo.
Non do 8 solo per il finale, diciamo un pò troppo aperto, che non conclude veramente l’episodio che sconvolge la piccola cittadina .
Avrei preferito una presa di posizione del regista…che però preferisce una sorta di …dubbio, il “sospetto” appunto che invece l’aberrazione sia stata effettivamente compiuta.
2 indizi su tutti: che tutti i bambini avessero raccontato di un sotterraneo del maestro…e che il maestro stesso, una volta a casa, si sofferma qualche secondo su un capanno poco distante.
Che fosse preoccupato che la polizia scoprisse qualcosa laggiù…
Veramente tosto.

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Grandioso!!! / 11 Febbraio 2021 in Il sospetto

Ma com’è successo che ho “scoperto” questo capolavoro solo adesso?!?
Un film davvero profondo e sconvolgente…. Un tema molto forte, toccato apparentemente con delicatezza e senza immagini forti, ma che porta alla luce anche un problema: l’ignoranza, la cattiveria delle persone, la crudeltà e, appunto, il sospetto, come recita il titolo.
Forse non si saprà mai cosa c’era di vero o falso in questa storia, perché quel sospetto è rimasto anche a me.
E al di la di tutto, la cosa che mi ha sconvolto è che davanti a queste cose non c’è amicizia, amore o altro legame che tenga, il dubbio distrugge tutto.
E il finale lo evidenza ancora di più!
Un superbo Mads Mikkelsen che regge tutto il film da solo e una storia da far rabbrividire.
8/10.

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Travolgente / 27 Dicembre 2017 in Il sospetto

Durante tutto il film si percepisce questa “pesantezza” travolgente con un’iperbole che dura tutta la pellicola. Imparagonabile Mikkelsen che si trova a fare un ruolo difficilissimo. La caccia non sembra essere importante finché non arriva il finale, è allora che la metafora ideata da Vitterberg finalmente si completa.

Mads Mikkelsen al suo meglio ^_^ / 2 Dicembre 2015 in Il sospetto

Film presentato al festival di Cannes nel 2012 grazie al quale Mads Mikkelsen vince il premio per la migliore interpretazione maschile, premio meritato ampiamente. Ho visto questo attore in altri film, inoltre egli ha raggiunto la notorietà anche grazie alla serie televisiva Hannibal dove interpreta il ruolo del dottor Hannibal Lecter; ma qui ha assolutamente soddisfatto le mie aspettative, con incredibile espressività è riuscito a portare sullo schermo la figura drammatica di quest’ uomo etichettato e maltrattato da tutta la comunità per un accusa infondata. Assolutamente consigliato.

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23 Maggio 2015 in Il sospetto

Tematica molto forte, un film duro, freddo. Lucas (Mads Mikkelsen) recita in maniera ancestrale. Deluso un pochino sul finale, ma sicuramente una gran pellicola.

5 Gennaio 2015 in Il sospetto

Vedere lo stesso attore che in un telefilm mangia deliziose tartare di fegato giocare con innocenti bambini all’asilo diciamo che mi ha fatto un po’ strano. Nonostante ciò, interessante thriller semi-psicologico che stravolge gli schemi permettendo di analizzare anche la visione della vittima, non solo dell’accusatore, con tutte le ripercussioni private e sociali del caso. E poi Mads Mikkelsen è bellissimo.

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6 Marzo 2014 in Il sospetto

Devo dire che ero molto prevenuta nei confronti di questo film per due motivi, il primo piuttosto banale e riguarda la mia non simpatia per il regista, amico intimo di Von Trier, che io considero l’anti-cinema per eccellenza, il secondo riguarda il mio carattere, sapevo che mi avrebbe dato fortemente fastidio vedere questo film e così è stato, è un film che mi ha disturbato, che ho odiato fin dal primo fotogramma per il tema trattato, ma non posso non lodare la sua bellezza, la sua intensità, anche, sinceramente, il finale mi ha un po’ delusa.
Un film duro, angosciante, che ti fa crescere una rabbia immensa nel cuore, rabbia contro l’ottusità di coloro che ci circondano, rabbia per come basti poco a giudicare un essere umano…avrei voluto entrare nel film e prendere a schiaffoni quella bambina bugiarda e viziata(eh si che io amo i bambini alla follia e mai mi sognerei di fare loro del male), a urlare in faccia a tutta quella società bigotta e provinciale l’innocenza del protagonista, avrei voluto essere accanto a quell’uomo, confortarlo e aiutarlo a difendersi da tanta crudeltà umana.
E’ un film che fa male, che ti fa riflettere, ma che, purtroppo, cade nel finale, dove tutto si risolve a tarallucci e vino, dove tutto ritorna alla normalità(non so voi, ma io non ritornerei mai a essere amico di coloro che mi hanno sputato in faccia fino a poco tempo prima, non ritornerei mai con una persona che mi ha abbandonato nel momento del bisogno, non prenderei mai in braccio una bambina che mi ha rovinato la vita in quel modo…non lo so, forse sarò io che non sono in grado di andare oltre certe cose, che non dimentica tanto facilmente il male che le è stato recato…), come se nulla fosse accaduto…non lo so, mi è sembrato un finale troppo semplicistico, che rovina una pellicola fino a quel momento assolutamente perfetta.
Straordinaria l’interpretazione dell’attore protagonista, il granitico Mikkelsen, splendide l’atmosfera(la gelida e bellissima Danimarca, con la sua rigogliosa natura e i suoi boschi pieni di fascino), ottima la regia, ma io continuo a preferire la bellezza visiva e unica del film di Sorrentino.

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18 Febbraio 2014 in Il sospetto

La caccia, come da titolo, è letterale e metaforica in questa opera di Thomas Vinterberg, incentrata su un tranquillo danese che lavora in un asilo e che nel momento in cui fa la cosa giusta, respingendo una bambina innamorata, si trova infangato dall’accusa di pedofilia. La storia non è nulla di nuovo ma il coinvolgimento emotivo che si crea è tanto, soprattutto per via della recitazione molto credibile di Mad Mikkelsen e per piccoli dettagli, dalla giusta presa, inseriti qua e là. Sceneggiatura equilibrata tra momenti più intimi e sfoghi plateali, con qualche leggerezza qua e là e repentino stacco finale e non proprio di mio gusto; bella e inquietante scena finale comunque. Tecnicamente buono, senza grossi guizzi e senza una forte OST, è un film che come miglior pregio ha la recitazione e una storia coinvolgente.

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Quando subentra il sospetto è difficile sradicarlo / 24 Gennaio 2014 in Il sospetto

“Viene dato per scontato che i bambini dicano sempre la verità…anche perché spesso è proprio così”.
Questo passaggio, citato proprio nella pellicola, ne trasmette perfettamente la sua atmosfera surreale e drammatica. Partendo da un presupposto piccolo e apparentemente insignificante, la vita di Lucas viene completamente stravolta fino a creare ferite irreparabili.
E’ mostruosa la grande capacità che ha questo film di trasmettere tutta la rabbia del protagonista. Lo spettatore è consapevole che ciò a cui sta assistendo è frutto di una grande menzogna ma non può fare nulla ed è costretto, proprio come lo stesso Lucas, a farsi cullare dal procedere degli eventi. Anzi, ad esserne travolto senza possibilità di difendersi.
Il risultato è un’opera validissima, con una storia coinvolgente ed un eccellente Mads Mikkelsen.

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21 Agosto 2013 in Il sospetto

“Il sospetto” di Thomas Vinterberg è un film immenso. Nel senso che è immensamente potente. Immensamente bello. Scritto immensamente bene. Fotografato alla perfezione. Con una prova immensa dell’attore protagonista Mads Mikkelsen che non per niente ha vinto il premio come migliore attore a Cannes.
Lo dico con sicurezza: uno dei film più belli che abbia mai visto in vita mia. ED E’ IL FILM CHE PIU’ HO ODIATO. L’ho odiato in ogni singolo fotogramma, in ogni singola scena, in ogni singolo dialogo. L’ho odiato si. Perché è perfetto, perché è realistico. Perché ha il coraggio di mostrarci una realtà che forse è accaduta, accade ed accadrà, da qualche parte del mondo. Perché siamo umani, perché questa è la nostra natura. E lo fa senza fronzoli, senza poesia. Senza vie di fuga. Una storia inventata ma pienamente vera, dove non c’è il minimo spazio per l’immaginazione. E così ti ci ritrovi immerso, al punto di affogare, senti quella storia vicinissima, soffri.

Tutto è perfetto. A livello artistico si tratta di un’opera ineccepibile.
Ma io quella realtà non la volevo vedere.

Maledetto il giorno che mi sono convinto a vedere questo film straordinario. Maledetto il giorno in cui ho dato ascolto alle recensioni entusiastiche. Maledetto il giorno in cui ho dimenticato la mia sensibilità.
O forse: Benedetto il giorno che mi sono convinto a vederlo, a trovarne il coraggio.

Si, stanno così le cose. Non posso pentirmi di aver visto un film di una potenza così folgorante.
Un film che lascia senza fiato.

Perché si parla di un terribile sospetto infondato che rovina la vita di un uomo per bene, a cui non crede più nessuno. Un ottimo maestro d’asilo accusato di pedofilia. Noi spettatori sappiamo che è innocente, ne abbiamo la certezza, ma agli occhi di tutti diventa un pervertito per una menzogna inventata da una bambina, la figlia del suo migliore amico. E quel sospetto diventa una condanna senza scampo. Una condanna a vita. Si perché nonostante non abbia fatto niente e venga dichiarato innocente, nonostante non sia arrestato perché il crimine non c’è stato, resterà sempre colpevole di fronte agli occhi della gente. Ci sarà sempre chi dubiterà di lui, anche tra quelli che un tempo erano suoi amici.

“I bambini non mentono” si dice e nessuno così gli crede. Si consuma così il terribile dramma di un uomo e di suo figlio, la cui vita non sarà più la stessa. Almeno non lì. Non in quel paese dove sono cresciuti e che un tempo consideravano casa.

E così ci si incazza nel vedere questo film e ci si sente impotenti, si vorrebbe essere lì dentro la pellicola a provare a spiegare a tutti che Lukas è innocente. Urlarglielo. Magari prendere a schiaffi qualcuno. Si, volevo entrare dentro il film ed urlare. E quando un regista riesce a creare questo, vuol dire che ha fatto qualcosa di grandioso. Si resta senza respirare, perché non c’è proprio un minimo di ossigeno, un minimo bagliore di luce. C’è chi lo ha accostato a Dogville, ma diavolo, in Dogville alla fine vengono uccisi tutti. E godiamo di santa ragione.
Qui no. Soffriamo e basta. E’ estremamente emozionante ma le emozioni sono tutte negative, ed io un film così non lo concepisco, mi dispiace. Ho bisogno di quella “grotta magica” quando Melancholia sta per scontrarsi e qui non c’è. E non mi basta la bellissima scena dell’amico che si decide alla fine a credergli, dopo aver sempre avuto un qualche dubbio. E non mi basta la splendida figura del figlio, l’unico a non dubitare mai del padre. E non mi bastano le tante altre scene di una bellezza disarmante, come quella, in primis, di Lucas che alla fine prende in braccio la bambina che l’ha accusato ingiustamente (perché lui non l’ha mai condannata, l’ha sempre compresa.)
Non mi basta, perché c’è troppa cattiveria…e troppa poca speranza.

Ma è un film straordinario. Niente da aggiungere. Se dovessi dargli un voto non potrei non dargli un 10 pieno per intenderci, pur essendo l’opposto del cinema che piace a me. Spietato, crudele, ma davvero grandioso. E lo sto amando alla follia, pur odiandolo con tutto me stesso.

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Il marchio / 25 Maggio 2013 in Il sospetto

“Il bosco era di un verde così scuro che, sotto il fogliame, il giorno si trasformava in notte. Ogni tanto, in lontananza, si sentiva il bramito di un cervo. L’aria profumava di resina e di lavanda. Lucas si sentiva in pace con se stesso e con l’intero creato, in uno di quei momenti magici in cui tutto risplendeva come incantato.
Mai e poi mai si sarebbe aspettato che una frase, detta così, quasi per capriccio, avrebbe cambiato così profondamente la sua vita. Una accusa infamante, ingiusta, fondata sul nulla. Ma i bambini non mentono. Mai. È risaputo.
Basta un nulla e i ruoli si rovesciano: da cacciatore ti trasformi in preda, da uomo rispettato e amorevole in un mostro pervertito. È sottile il confine, traversarlo è un nulla, una mossa sbagliata e ti ritrovi a marcire nelle sabbie mobili. E anche quando sembri sul punto di liberarti da quella stretta mortale, immancabilmente ti ritroverai impantanato come o peggio di prima. Le bugie dei bambini hanno le gambe lunghe, corrono veloci nel tempo.”

Dopo i bellissimi Festen e Submarino, Vinterberg sforna un altro film notevole. Il tema della pedofilia viene ribaltato e, in questo caso, è l’adulto la vittima. Il film si concentra sul dramma subito da Lucas, sulla caccia alle streghe di cui sarà vittima, sulla ferocia di una comunità che, sulla base di sospetti labilissimi, crocifigge letteralmente un essere umano. Hanno trovato il perfetto capro espiatorio su cui incanalare il proprio disprezzo, su cui imprimere un marchio d’infamia che difficilmente potrà essere eliminato.
qui la “colonna sonora”.

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8 Maggio 2013 in Il sospetto

Le mie aspettative per questo film erano molto alte e non sono state disattese. Vinterberg, dopo la sfortunata parentesi di Dear Wendy e festa in famiglia, riprende le atmosfere di Festen e, come allora, recupera un ottimo protagonista da piazzare al centro della scena. Allora era Ulrich Thomsen l’uomo solo, al centro di un paesaggio famigliare più pieno di ombre che di luci, oggi tocca a Mads Mikkelsen, autore di una splendida performance che lo vede solo contro tutti, contro il pregiudizio degli amici e di chi lo ha sempre stimato.
Partendo dal presupposto che anche i bambini mentono, Vinterberg segue la parabola discendente di un uomo che perde tutto, che si trova al centro della peggiore situazione immaginabile (l’accusa di pedofilia) e che si vede costretto ad affrontare l’ostilità e l’ignoranza di una piccola comunità (quasi una famiglia allargata) che non cerca di portare alla luce la verità. Non la cercano neppure, credono di averla già in tasca, senza rendersi conto di quanto sia fragile e volubile ciò che hanno.
Lo spettatore sa bene che Likas è innocente, Vinterberg vuole focalizzare l’attenzione sulle reazione del paese e le mette a fuoco attraverso Mikkelsen.
Il sospetto (errata traduzione dell’originale Jagten, la caccia….perchè è quello il vero senso del film) si avvicina a film come il dubbio o the woodsman per il tema che tratta, ma se ne discosta quando pone sotto la lente d’ingradimento un innocente per puntare il dito sulle colpe e sull’ignoranza di chi imbastisce processi alle streghe nell’era della ragione.
La regia è essenziale ma elegante e l’interpretazione di Mikkelsen è pari a quella di Fassbender in Shame. Estremamente coinvolgente.
E’ un film che colpisce e, per certi versi, non poteva che essere un film nordeuropeo.

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31 Dicembre 2012 in Il sospetto

Non dice molto di più sul tema di quanto non sia già stato detto. Lo dice però abbastanza bene. Lo schema fondamentale è l’inclusione/esclusione e il tema amato da Lang della moltiplicazione geometrica della violenza portata dal gruppo, dalla comunità, dalla folla. Il disagio nel vedere il film è dato dalla completa consapevolezza da parte di chi guarda che siamo di fronte ad una ingiustizia.
La potenza del film è innescare il movimento di esclusione su un tema molto spinoso, associarsi alle parole di un bambino è una cosa che facciamo immediatamente soprattutto riguardo dell’abuso sessuale, il giudizio è immediato, lo schieramento pure, difficile mantenere l’oggettività in questa materia, dare il tempo del chiarimento e della difesa.
Quindi Lucas subisce una esclusione dalla comunità con cui condivideva dei riti saldissimi di appartenza (caccia, bagno autunnale, bevute etc), il film si chiude con gli stessi riti che verranno tramandati ancora una volta al figlio, nulla di quello che è avvenuto mette in crisi questo sistema identitario. Ma tutto il film insinua una crepa invece in questo gioco che si rivela vuoto. Il senso è semmai questo: la scuola, la famiglia, le relazioni si frantumano, si riconmpongono e non riescono a cambiare anche specchiandosi nel proprio nulla.
Il meccanismo con cui vi si arriva è sicuramente scontato, ma è scontato, purtroppo, il modo con cui ci comportiamo normalmente. La misoginia è dilagante, tutte le figure femminili (a parte il cane, vero agnello sacrificale femmina ma non soggetto culrurale) sono senza dubbio negative, eppure la forza della violenza è nelle mani dei maschi, sono loro, il gruppo iniziale che li lega in quanto maschi, che si confrontano e si scontrano.
Forse il film non ha il tempo di approfondire il nesso fra comunità è individuo: può un individuo vivere non integrato in una comunità? Può un individuo avere patente sociale o identità semplice senza l’appartennza a un gruppo? Siamo così socializzati che il rito della frequentazione di certi luoghi pubblici ci caratterizza, ci rende leggibili e dunque anche ci costruisce come persone. Ma riesce comunque a minare alla base i punti cardine di quelli che Vinterberg individua come salienti della sua società. Aiutato da quegli ambienti nordici poi fotografa in maniera claustrofobrica il senso dell’esclusione soprattutto giocando con le soglie delle porte (sono tantissime le scene riprese sulla soglia di una porta, dalla prima porta aperta del bimbo in bagno fino all’ultima di Klara che deve superarla) che sono il limite dell’accoglimento.
Mikkelsen è bravissimo, un Giobbe (le mele di adamo?) che mai dichiara la sua innocenza, un uomo che non vuole difesa sapendo che non c’è colpa.

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12 Dicembre 2012 in Il sospetto

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il nuovo film di Vinterberg, l’amichetto di Von Trier ai tempi del Dogma. Lucas lavora in un asilo di una piccola comunità danese (anche se il suo lavoro sembra consistere solo nel rincorrere i bimbi facendo UAAAAAAA), è separato, ha un figlio, che è tra i pochi a stargli sempre vicino, un cane, sta iniziando una relazione con una collega. La figlia del suo migliore amico si innamora di lui, lui dice qualcosa tipo “no guarda hai 8 anni” e lei racconta a tutti che lui le ha fatto vedere la sua proboscide! Ok, non dice proboscide. Ma il panico è tanto quanto. La comunità fa il vuoto intorno a Lucas, ben prima che sia stato non solo condannato per qualcosa che non ha compiuto, ma anche solo formalmente accusato. Angosciosissimo è precipitare insieme al protagonista nel vuoto di solitudine e di amici che ti voltano le spalle, quando non ti menano e ammazzano il cane, direttamente. Verso la fine tutto si chiarisce, ma qualcuno ancora lo crede colpevole, come se dovesse vivere per sempre con il peso di una colpa inesistente, se non nelle sue conseguenze. Non veramente un film da vedere col sorriso, quanto una bianca e fredda disamina e critica della cecità e compattezza del collettivo quando decide che l’individuo non è più degno (insomma, la stessa porcata che ha sempre fatto la chiese con la scomunica). Oh, tutti i danesi hanno un fucile e alla domenica vanno a caccia nel bosco. I mean, rassegnatevi.

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2 Dicembre 2012 in Il sospetto

La calunnia non è un leggero venticello, ma un uragano.
Regia pulita, oggettiva ma empatica: la sensibilità dello spettatore viene messa ripetutamente a dura prova.

29 Novembre 2012 in Il sospetto

Film incredibilmente asciutto ed efficace. L’interpretazione del protagonista è magistrale.
L’ho apprezzato anche perché la storia si sviluppa creando una sorta di effetto domino senza aggiunte inutili. Qualcuno credo abbia scritto che la non presa di posizione del regista sia una specie di difetto nel film ma io lo trovo corretto, certo la direttrice dell’asilo ha gestito male tutta la faccenda creando panico inutile ma un suo comportamento “corretto” sarebbe sembrato ovviamente irreale.
Amo questo particolare genere di film che presentando un problema ti fanno riflettere sul fatto che “potrebbe davvero succedere in questo modo ma non è detto che sia l’unico modo”, noi spettatori come ci potremmo comportare se fossimo legati al protagonista, gli avremmo voltato le spalle? lo avremmo sostenuto?
Sono domande alle quali non è possibile dare una risposta ma sono domande che dovremmo comunque porci.

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I bambini non mentono / 28 Novembre 2012 in Il sospetto

Il sospetto
La parole inventate di una bimbetta dalla vivace personalità su Lucas , il suo mite e tenero insegnante dell’asilo per il quale lei nutre una precoce ed infantile infatuazione, producono un devastante effetto domino sulla vita di quest’ultimo , già complicata dalla recente separazione dalla moglie e dal proprio figlio .
La misurata ed attenta regia di Thomas Vinterberg , il magnifico cast di sconosciuti su cui svetta l’ottimo Mads Mikkelsen (il cattivo di 007 Casino Royale ) ed una splendida fotografia del bel paesaggio nordico ne fanno un gran bel film, uno di quelli ai quali ti viene di pensare , e che ti fanno pensare a lungo .

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