Il silenzio sul mare

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Il silenzio sul mare

Un ragazzo, sordo dalla nascita, scopre casualmente una tavola da surf in mezzo ad un mucchio di spazzatura: la ripara e si dedica con improvvisa passione al surf.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: あの夏、いちばん静かな海。
Attori principali: Claude Maki, Hiroko Oshima, Sabu Kawahara, Toshizo Fujiwara, Susumu Terajima, Katsuya Koiso, Toshio Matsui, Yasukazu Ishitani, Tsuyoshi Ohwada, Tatsuya Sugimoto, Kengakusha Akiyama, Naomi Kubota, Meijin Serizawa, Tetsu Watanabe, Keiko Kagimoto, Ryosei Tayama, Mostra tutti

Regia: Takeshi Kitano
Sceneggiatura/Autore: Takeshi Kitano
Colonna sonora: Joe Hisaishi
Fotografia: Katsumi Yanagijima
Produttore: Takio Yoshida, Masayuki Mori
Produzione: Giappone
Genere: Orientale, Drammatico, Romantico, Sport
Durata: 101 minuti

Dove vedere in streaming Il silenzio sul mare

Le due facce del mare / 7 Luglio 2014 in Il silenzio sul mare

E’ un Kitano diverso quello visibile in questo film. Più poetico e sentimentale, se vogliamo. Più riflessivo e meno violento, per certi versi. E non è un Kitano che delude per questo. Anzi, stupisce positivamente.
Il mare si erge a simbolo della vita legata alla condizione umana. Affascinante e colma di numerosi significati. Ma può essere anche un’entità ostile, dotata di una certa crudeltà.
Ad impreziosire questa particolare storia, vi sono poi le belle ed ispirate musiche di Joe Hisaishi (un nome che è abbastanza noto per gli amanti dello Studio Ghibli).

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Il valore del silenzio. / 26 Marzo 2014 in Il silenzio sul mare

La staticità delle inquadrature e la precisione misurata dei gesti sono una costante della produzione di Kitano che attinge a piene mani dalla tradizione teatrale giapponese e dalle origini del cinema nipponico.
In questo lungometraggio, la pressoché totale assenza di dialoghi, legata all’handicap dei due protagonisti, è fondante e sostanziale e fa parte di detto sostrato culturale: le poche tracce parlate hanno funzione esplicativa, non propriamente narrativa, sostituiscono ciò che, nel cinema muto giapponese della prima metà del Novecento, veniva assolto dal benshi, la voce narrante che raccontava letteralmente le immagini, in quanto prive di sonoro.
I benshi richiedevano immagini quasi fisse: l’eccessivo movimento della macchina da presa li disturbava, non gli consentiva di seguire attentamente il filo del racconto, ed essi facevano esplicita richiesta alle case di produzione affinché le scene fossero poco dinamiche.

Un pretesto tecnico diventa per Kitano, quindi, un dettaglio di non poco conto.
La delicatezza e l’originalità con cui egli ha deciso di affrontare il tema della diversità sono decisamente toccanti ed esse vengono accentuate dalla discreta presenza di rari inserti comici (i due amici tontoloni, il vetro rotto, il collega che fa ripartire il camion senza preavviso, ecc.).
I minuti finali del lungometraggio sanno straziare il cuore ed il tema composto da Hisaishi aggiunge il carico a coppe.

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