Recensione su Il racconto dei racconti - Tale of Tales

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15 Maggio 2015

Un cast internazionale per l’adattamento di fiabe napoletane del Seicento da somministrare a un pubblico internazionale, almeno nelle aspettative.
Qualcosa al pubblico internazionale però stonerà. E quando dico “pubblico internazionale” considero anche il pubblico italiano cresciuto a cinema amer- ehm, internazionale. E quando dico questo includo soprattutto il sottoscritto.
Siamo stati abituati dal cinema e dalla letteratura più popolari a fiabe in cui i sogni si avverano, o l’eroe/eroina trova un senso, se non un riscatto; fiabe in cui grazie al miracolo della magia traguardi nuovi sono raggiungibili. La tradizione italiana invece porta non già il macabro della rappresentazione/suggestione ma la spietatezza della lezione morale: maledetta sia la magia e il giorno che l’hai incontrata, che con l’illusione dei traguardi nuovi ti distoglie pure da quelli soliti, mortali.
Il racconto dei racconti spiazza perché priva i suoi dispositivi fantastici del senso di meraviglia che solitamente susciterebbero. Che gusto c’è allora a vedere accadere tali miracoli? Il gusto dei film in costume, e in particolare del massiccio uso di location storiche da tutta l’Italia meridionale che toglie il fiato.
Qualche problema di equilibrio deriva dalla miscela dei tre racconti originali. Quello della regina e quello della vecchia scorticata mancano di una conclusione; quello della pulce di conclusioni ne ha due. E infatti la storia più incisiva è quest’ultima, con protagonisti i formidabili Toby Jones e Bebe Cave e ambientata nel magnifico Castel del Monte (o “quello che sta sul centesimo di Euro!”, per me) a Andria, BT.

Con qualche visione successiva potrei anche amarlo e aggiungere una stella…

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