3 Marzo 2013
Parte bene e spesso riesce a riprodurre quella “opprimente immobilità” tipica dei lavori kafkiani; mano a mano che si procede, però, ci si trova sempre meno di fronte a Kafka e sempre più di fronte a Orson Welles, fino alla scena finale, una stonatura impressionante.
Bella l’idea di anteporre la metafora della porta della legge.
Recensione da Oscar
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