Recensione su Il Mostro

/ 19776.212 voti

Satira feroce ma imperfetta / 14 Giugno 2020 in Il Mostro

Il mostro di Luigi Zampa è una satira grottesca e feroce dell’italiano medio del post-boom, in pieni anni di piombo.
Johnny Dorelli è Barigozzi, uomo e giornalista insoddisfatto: la sua vita privata va a rotoli, il lavoro non lo soddisfa e non gli permette di vivere nella tranquillità economica e viene trattato a pesci in faccia da molte persone. A sua volta, però, il Barigozzi non si fa scrupoli a essere infido e violento (vedi, lo sfregio alla macchina che gli impedisce di uscire dal parcheggio, la mancia mancata al parcheggiatore, il tifo infoiato allo stadio, la violenza verbale nei confronti della moglie) e questa sua cattiveria sempre meno sopita esplode del tutto quando si accorge che, manipolando la realtà, può ottenere un notevole tornaconto personale.

L’idea, da un soggetto di Sergio Donati, è veramente forte, una via di mezzo tra Sbatti il mostro in prima pagina di Bellocchio (1972) e Il giocattolo di Montaldo (1979). E, come il di poco successivo film di Montaldo, rappresenta una interessante variazione del cinema criminale all’italiana, rappresentato fin qui pressoché esclusivamente dal sottogenere poliziottesco.

Purtroppo, il film di Zampa difetta nella rappresentazione, davvero troppo meccanica, didascalica, e, comunque, mal supportata da gran parte del cast. Se Dorelli, in fondo, è -per opposizione- adatto alla situazione (a memoria mia, non gli era mai stato affidato un ruolo così negativo) e Sidne Rome si libera (finalmente) dal ruolo della svampita in maniera abbastanza convincente (con il doppiaggio di Maria Pia Di Meo che contribuisce al risultato finale), non si possono dire soddisfacenti le prove degli altri attori ricorrenti, in primis quella di Enzo Santaniello (il figlio di Barigozzi).

Lascia un commento