L’inautenticità del mondo simulato / 9 Settembre 2018 in Il mondo sul filo

Uscito in origine come una miniserie televisiva in due puntate, Il mondo sul filo è l’adattamento del romanzo Simulacron-3 di Daniel Galouye, incentrato su un mondo simulato al computer i cui abitanti credono di essere reali. Fassbinder esprime l’inautenticità del mondo simulato con tutta una serie di mezzi: la recitazione sincopata del protagonista, le sue doti atletiche vagamente fumettistiche, i volti inespressivi e talvolta fortemente truccati di molti personaggi, gli arredi pesanti. Negli ultimi minuti, quando passiamo finalmente al mondo reale, il movimento della cinepresa si fa improvvisamente più fluido, la scena più sobria, mentre il personaggio di Eva Vollmer (interpretato da Mascha Rabben) si trasforma da conturbante femme fatale a ragazza della porta accanto (o quasi).

Certo, per quanto originale, l’opera è alla fine poco più di un esercizio di stile. Non c’è nulla delle riflessioni (pseudo)filosofiche o misticheggianti di Matrix, il film più simile a questo nell’idea di base; al massimo troviamo una vaga allusione al Cogito cartesiano nelle ultime parole del protagonista Fred Stiller: «Ich bin; ich bin». Ma non è detto che questo vada a sfavore del lavoro di Fassbinder; anzi.

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