Recensione su Il Grande Lebowski

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L’ allegra ballata dei perdenti… / 14 Novembre 2013 in Il Grande Lebowski

“Nel lontano Ovest conoscevo un tipo, un tipo di cui voglio parlarvi. Si chiamava Jeffrey Lebowski. O almeno così lo avevano chiamato gli amorevoli genitori. Ma lui non se ne serviva più di tanto. Jeffrey Lebowski si faceva chiamare “il drugo…”

Con questa romantica ed un pò vaneggiante introduzione servitaci da una calda e profonda “voce over”, di quello che poi durante il film identificheremo come “Lo Straniero”, i Coen Bros. imbastiscono, un pò fra il serio e il faceto, la storia, o meglio, la non storia, che il duo di registi vuol raccontarci. Sullo sfondo di una Los Angeles demenziale, che dopo “Pulp Fiction” sembra essere diventato il perfetto luogo di situazioni e personaggi decisamente sui generis, prendono vita le gesta di Jeffrey Lebowski, un fannullone di città senza arte nè parte, capelli e barba lunga, vestito di stracci, un rassegnato ed anacronistico hippie che passa le sue giornate fra spinelli, bicchieri di white russian e lunghe partite a bowling con gli amici. Jeffrey, o meglio “Drugo”, schiacciato dalla sua amata routine, si ritrova però catapultato, causa una ingombrante omonimia, a vivere un sequela imbarazzante di stralunati equivoci, quando una sera, tornando nel suo appartamento, troverà ad aspettarlo due scagnozzi di uno strozzino che lo intimano, senza andare troppo per il sottile, di restituire il denaro che sua moglie deve al loro boss. Capito in brevissimo tempo lo scambio di persona e dopo una profanante pisciata sul tappeto del povero Jeffrey, i due se ne vanno sbattendo la porta. Si parlava di scambio di persona, ebbene si, perchè la città degli angeli, si scoprirà, “patria” di due Jeffrey Lebowski, il primo è Drugo, l’altro è un ricco magnate paraplegico la cui giovane e troieggiante moglie ha qualche conto in sospeso in giro per la città, indebitata fino al collo perfino con un noto pornografo. La storia parte da qui per poi prendere pieghe inaspettate, esilaranti e decisamente grottesche, ma il tutto si risolverà nella famosa bolla di sapone, non senza però gustosi colpi di scena e momenti più “tragici”. La trama del film è particolarmente non sense e le vicende tutte sopra le righe, Drugo ed i suoi fidati amici Walter (interpretato da un perfetto John Goodman) e Donnie (un delizioso Steve Buscemi) si rirovano invischiati in bizzarre disavventure che li schioderanno in qualche modo dalla loro immobilità ma alla fine dei giochi, li ricondurranno, sempre e comunque, al loro vecchio, caro e monotono Bowling.
Come spesso succede, il nocciolo e la poetica di ogni film dei Coen sono, necessariamente, il caso e il fato, tutto ciò sembra avvenire, si casualmente, ma non senza avvertire la presenza costante di un’entità invisibile e silenziosa che sembra sghignazzarsela senza ritegno, dinnanzi alle catastrofi che travolgono e spiazzano i protagonisti delle vicende. Questa entità “grigia” potrebbe, perchè no, celarsi proprio dietro i due Coen, i quali, più che mai autori delle loro trame, non possono non divertirsi come bambini vivaci nel paese dei balocchi ad orchestrare queste mirabolanti e grottesche situazioni che non conducono assolutamente in nessun posto, se non al punto d’origine, al punto dove tutto ha inizio.
“Il Grande Lebowski”, in special modo, non è altro che un giro di giostra estremamente raffinato, uno spaccato di esistenze prive di interesse, di personaggi privi di importanza o verve, inquadrati però con occhio indulgente ed innamorato, tutti ben delineati e ottimamente caratterizzati, da Drugo, ‘scoglionatissimo’ esponente degli ormai trapassati seventies che non si conforma ai tempi, a Walter, fanatico ed ormai mentalmente perso reduce del Vietnam con la fissa delle regole, passando per Donnie, silenziosa spalla dei due, mite presenza che fa solo domande, ricevendo indifferenza ed insulti, o il ricco Lebowski, tipico esemplare della classe dirigente americana, un pò ca**one ma con fare da burbero padrone, fino ad arrivare all’irresistibile ed estemporaneo cameo, che nulla c’entra con i fatti narrati, del campione di bowling Jesus Quintana, un geniale John Turturro, personaggio tipicamente coeniano. Ogni cosa è orchestrata con minuzia, capacità e autorialità non esagerata, perchè Joel e Ethan Coen, pur essendo degli autori a tutti gli effetti, non sembrano volerlo far notare troppo.
E’ dunque un film tipico ma allo stesso tempo atipico per la filmografia del duo, senza dubbio riuscito, ma mai troppo uguale ad altre loro opere. “Il grande Lebowski” ha dunque tutte le carte in regola per restare, a lungo, il film di culto (non per forza il più bello) o il film di riferimento per il quale Joel & Ethan Coen verranno sempre ricordati, sia, probabilmente, dal cinefilo più accanito che dall’amatore casuale. Un marchio di fabbrica, un pò come “Smoke on the water” è stata per i Deep Purple.

4 commenti

  1. alex10 / 14 Novembre 2013

    wuahu… !!! eri un po’ “fuori attività” @rodriguez86 ?? 😀 sei tornato alla grande !!!!!
    gran film, veramente. io penso che si possa tranquillamente affermare che si tratti del miglior film dei coen….ed anche quello che più li rappresenta…ed è uno dei miei film preferiti, fra l’altro.

  2. Bisturi / 14 Novembre 2013

    Stavo covando @alex10 😉 questo era un film che volevo recensire da tempo. Bello, molto bello e riuscito, estremamente grottesco quindi non a tutti può piacere. Per me il più riuscito loro resta L’uomo che non c’era, ma questo, lo dirò sempre, ha inevitabilmente un posto d’eccezione nella loro filmografia.

    • alex10 / 14 Novembre 2013

      tra l’altro, hai soppiantato tutte quelle recensioni negative sul film….
      e mi hai fatto venire un po’ di nostalgia della pellicola…appena ho un po’ di tempo la rivedo !!! 😀
      nonostante l’abbia già vista un milione di trilioni di volte XD

  3. Bisturi / 14 Novembre 2013

    Le recensioni negative che ci sono non sono poi nemmeno così argomentate. Secondo me l’hanno visto troppo distrattamente o male con poca predisposizione. Pensavano di assistere alla tipica commedia fracassona, ma non è così, c’è molto altro. 🙂

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