Recensione su Il giardino di limoni

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il lieto fine c’è soltanto nei film americani (cit.) / 3 Febbraio 2013 in Il giardino di limoni

La signora Salma è palestinese e da cinquant’anni dedica amorevoli cure al suo limoneto. Abita poco fuori Ramallah, Cisgiordania. Conduce una vita modesta e solitaria, finché un giorno l’arrivo di un nuovo vicino turba l’equilibrio della sua (fino a quel momento) tranquilla esistenza. Dall’altra parte del giardino di limoni ha costruito infatti la sua abitazione il Ministro della Difesa israeliano…
Prendendo le mosse da questa situazione (si instaurerà una disputa tra le parti a causa del limoneto), il film affronta in maniera indiretta alcuni aspetti del conflitto israelo-palestinese, ponendo in primo piano il problema dei coloni e le ingiunzioni che ogni giorno vengono unilateralmente imposte a centinaia di contadini palestinesi, che si vedono impossibilitati al lavoro. La tragica realtà che si consuma in quelle terre assume nella finzione toni umanizzanti: l’attenzione è focalizzata sulle due figure femminili che vivono alle estremità del limoneto, Salma e la moglie del Ministro (in qualche modo entrambe subiscono le conseguenze della sottomissione ad una forza che le trascende, e cercano di reagire come meglio possono).
A tratti la visione adottata mi è sembrata forzatamente semplicistica, ma la determinazione e la profondità della protagonista riscattano i toni da favoletta che emergono qui e lì, lasciando affiorare le sofferenze di una popolazione intera, e nel complesso il prodotto è apprezzabile proprio in funzione della leggerezza (che non scade mai in banalità) con cui si affronta un tema che nella realtà è fin troppo doloroso e complesso. Molto bella la scena finale, tristemente evocativa.

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