Rossellini e De Sica, grande connubio / 10 Dicembre 2016 in Il generale Della Rovere

Dal soggetto di parziale ispirazione autobiografica di Indro Montanelli, Rossellini trae l’ennesimo film ambientato durante il secondo conflitto mondiale, a quasi quindici anni di distanza da Roma città aperta. Di quest’ultimo condivide quello che è stato correttamente etichettato come lo “spirito assolutorio” nei confronti delle colpe italiane per il Ventennio e ciò che ne è comportato.
Su tale aspetto è anzi ancor più spregiudicato rispetto al capolavoro neorealista, in primis per l’episodio finale della “conversione” di Bardone/Della Rovere, infarcita di retorica patriottica e non del tutto convincente nel modo in cui matura.
Non è sicuramente demerito di De Sica, che interpreta superbamente il protagonista, confermando le sue doti di attore drammatico dopo una carriera (quella in ambito recitazione, ovviamente) prevalentemente incentrata sulla commedia. Alla sua altezza è il caratterista Hannes Messemer, nei panni del colonnello tedesco.
Una splendida fotografia in bianco e nero, restituitaci nel suo nitore dalle restaurazioni, e una regia controllatissima che cresce di intensità con il passare dei minuti, regalando a Rossellini il Leone d’Oro a Venezia, ex aequo con La grande guerra di Monicelli.
Due film così lontani (da un punto di vista artistico e stilistico) eppure così vicini nella capacità di fotografare virtù e debolezze degli italiani in tempo di guerra.

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