amarissimo / 25 Settembre 2020 in Il federale
pellicola da recuperare, regia musica e protagonista future star del cinema italiano in un amaro spaccato dell’immediato dopoguerra.
Roma, 1944. La camicia nera Aldovrazzi, fervente fascista, si adopera da tempo al fine di diventare gerarca. L'occasione buona gli si presenta quando gli viene affidata una perniciosa missione: deve recarsi negli Abruzzi per arrestare il professor Bonafé, filosofo antifascista, rifugiatosi sui monti che gli hanno dato i natali.
Stefania ha scritto questa trama
Titolo Originale: Il federale
Attori principali: Ugo Tognazzi, Georges Wilson, Mireille Granelli, Stefania Sandrelli, Gianrico Tedeschi, Elsa Vazzoler, Renzo Palmer, Gianni Agus, Franco Giacobini, Ester Carloni, Leonardo Severini, Peppino De Martino, Salvo Libassi, Edy Biagetti, Nando Angelini, Gino Buzzanca, Luciano Bonanni, Leopoldo Valentini, Jimmy il Fenomeno, Luciano Salce, Mostra tutti
Regia: Luciano Salce
Sceneggiatura/Autore: Luciano Salce, Castellano, Pipolo
Colonna sonora: Ennio Morricone
Fotografia: Erico Menczer
Costumi: Giuliano Papi
Produttore: Isidoro Broggi, Renato Libassi
Produzione: Italia, Francia
Genere: Drammatico, Commedia, Storia, Azione
Durata: 100 minuti
pellicola da recuperare, regia musica e protagonista future star del cinema italiano in un amaro spaccato dell’immediato dopoguerra.
Pare essere il primo film curato, nelle musiche, dal compianto maestro Morricone.
Luciano Salce maneggia con maestria il dramma storico della guerra, riuscendo a far diventare due italiani irriconciliabili, emblemi di una nazione in conflitto, una sorta di involontario “duo comico” le cui azioni assomigliano a una continua farsa grottesca. Primo ruolo drammatico, a tutto tondo, di Ugo Tognazzi ed esordio al cinema di Stefania Sandrelli e di Ennio Morricone (colonna sonora). Commedia riuscitissima.
Stolido e, di fondo, pieno di incertezze, il faSSista Arcovazzi è maschera perfetta del qualunquismo che aleggia sull’intera pellicola, pronta ad accontentare tutti, senza solleticare lo spirito critico di alcuno.
Proprio la scena conclusiva, quella più drammaticamente credibile, incede nella bonomia fintamente super partes, rischiando di fare più danni (morali) che altro.
Tognazzi comunque valido interprete e Georges Wilson sufficientemente credibile nella parte dell’italiano riservatagli.
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