22 Aprile 2023 in Il fascino discreto della borghesia
Riesce a mettere alla berlina l’ipocrisia dei ricchi molto bene. Ma è un film difficile, che sicuramente necessita una seconda visione per essere compreso appieno.
Due coppie della borghesia di Parigi, i Thévenot e i Sénéchal, una parente di una delle famiglie ed un diplomatico si scambiano continuamente inviti a pranzo, senza riuscire mai a portare a termine un pasto.
Stefania ha scritto questa trama
Titolo Originale: Le Charme discret de la bourgeoisie
Attori principali: Fernando Rey, Delphine Seyrig, Paul Frankeur, Bulle Ogier, Stéphane Audran, Jean-Pierre Cassel, Julien Bertheau, Claude Piéplu, Michel Piccoli, François Maistre, Pierre Maguelon, Maxence Mailfort, Milena Vukotić, Maria Gabriella Maione, Muni, Georges Douking, Christian Baltauss, Bernard Musson, Jacques Rispal, Robert le Béal, Robert Benoît, Anne-Marie Deschodt, Ellen Bahl, Jean-Michel Dhermay, Jean Degrave, Sébastien Floche, Claude Jaeger, Pierre Lary, Alix Mahieux, Robert Party, Amparo Soler Leal, Madeleine Bouchez, Roger Caccia, Olivier Bauchet, François Guilloteau, Jean-Claude Jarry, Jean Revel, Diane Vernon, Mostra tutti
Regia: Luis Buñuel
Sceneggiatura/Autore: Luis Buñuel, Jean-Claude Carrière
Fotografia: Edmond Richard
Costumi: Jacqueline Guyot
Produttore: Serge Silberman
Produzione: Francia, Italia, Spagna
Genere: Commedia
Durata: 101 minuti
Riesce a mettere alla berlina l’ipocrisia dei ricchi molto bene. Ma è un film difficile, che sicuramente necessita una seconda visione per essere compreso appieno.
Capolavoro grottesco e surreale, danza leggero tra realtà e sogno e affonda i suoi artigli sulla delicata pelle di una borghesia cinica e forbita. Bunuel ci racconta la sua storia chiazzandola di tanto in tanto con improvvise bizzarrie, fughe dal verosimile nella cornice di uno stile sequenziale, sobrio e ordinato. Sono questi lampi paradossali a dare una luce incredibilmente vivida al film, aprendo gli occhi dello spettatore sulla vacua inconcludenza di una classe sociale dal frigo pieno, arroccata nella sua ipocrita etichetta. Impennate dell’assurdo, raptus di violenza inopportuna che sviscerano l’anima nera nascosta in sontuosi ricevimenti, graziosi aperitivi e case impeccabili.
Ogni spiegazione a soprusi e falsità viene sempre ironicamente coperta da un rumore di fondo; il traffico, il rombo di un aereo, il ticchettare delle macchine da scrivere, tutti effetti sonori curati peraltro curiosamente da Bunuel in persona. Il regista ci vuol far capire quanto siamo sordi all’ingiustizia di classe.
I pasti non vengono mai portati a compimento, ma ciò che conta in fondo sono i corretti abbinamenti, la giusta preparazione di un martini-dry o come si taglia il cosciotto. E la vita di questi fortunati fannulloni scorre tutta uguale, a passi spediti lungo una strada senza fine, circondata dal nulla.
Molto bravi gli attori, in special modo Fernando Rey, ma nel cinema del genio spagnolo contano più le immagini, sequenze memorabili come quelle del militare nella città dei morti o le cene oniriche a casa del colonnello.
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