ALTO SOPRA LA TRAVERSA / 27 Maggio 2021 in Il Divin Codino

Quando ho saputo per la prima volta che c’era in preparazione un film su Roberto Baggio mi sono subito domandato come avrebbero fatto a raccontare quasi 25 anni di vita, sportiva e non, di questo simbolo calcistico. Oggi scopro che il film è finalmente disponibile su netflix e vengo colpito dal minutaggio. Un ora e trentasette. Mhhh…mi sembrano pochini. Vabbè, lo metto su con le migliori intenzioni di questo mondo, istintivamente sento di voler già bene a questo film.
Dopo un ora e trentesette ho capito come sono riusciti a farci stare tutto. Non hanno raccontato quasi niente che non fosse già arcinoto, tralasciando qualsiasi cosa.

Purtroppo “il Divin Codino” è un ritratto frettoloso e appena abbozzato. Non si percepisce che cosa sia stato Baggio per il calcio Italiano e Mondiale. Il privato di Baggio viene appena appena raccontato nella prima parte (la più interessante) per poi essere del tutto trascurato nella seconda. Il Baggio sportivo viene quasi marginalizzato e alla fine della fiera il pre partita di Vicenza-Rimini ha la stessa atmosfera della finale dei mondiali USA ’94. I tre anni a Vicenza vengono riassunti in 10 minuti circa, I cinque anni a Firenze liquidati in altri 10. Il mese dei Mondiali ’94 serve a coprire in termini filmici una buona mezz’ora e sopratutto per saltare a piedi pari 10 anni di vita come se niente fosse. In mezzo non c’è nulla. Dal ’90 al 2000 lasciano tutto all’immaginazione. Hanno deciso che non fosse rilevante mostrarci la sua maturazione calcistica, i miracoli sportivi, il pallone d’oro, il mondiale del ’90 e del ’98, il rapporto con Lippi, il matrimonio, i figli. Avranno pensato che fosse troppo, meglio saltare quel periodo. Quindi dopo un ora di film eccoci al Baggio di fine carriera. Cinquantanove minuti fa aveva 10 anni e adesso ne ha 33.
Il film termina nel 2002 con la mancata convocazione di Trapattoni. Titoli di coda. Fa niente se poi Baggio abbia giocato altri due anni, a chi può interessare in fin dei conti?

Peccato, rimango decisamente deluso per la superficialità con cui è stato tratteggiato un paladino del calcio pulito come Roberto Baggio. Questo film non gli rende per nulla giustizia

Andrea Arcangeli è incredibilmente perfetto, sia per somiglianza che per movenze e manierismi. Ottimo nel trasmettere quella mitezza e pacatezza che ha sempre contraddistinto Baggio.

Mi tocca dare un 5 ma in cuor mio so che il voto giusto sarebbe persino più basso perché la scrittura è davvero deludente.

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