Recensione su Il concerto

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23 Dicembre 2012

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

A Melbourne non ero andato per mancanza di convinzione, qua la tipa che mi aveva dato le traduzioni di inglese mi ha segnalato questa rassegna per cui ogni tanto mettono dei film gratis per non ho capito quale motivo al cinema accanto alla Mole, seguendo non ho capito quale criterio. E io MI CI INCUNEO nelle robe così.
Cavandone che avevo anche sbagliato valutazione, santammmerda, era da andare a vedere, si poteva benissimo pagare il biglietto. Ma dal trailer nemmeno avevo capito che fosse una commedia, uno sente dire “ebrei” e comincia subito a pensare nazisti, campi di concentramento, achtung!, che due coglioni. E invece no, non c’entrava una piva.
Uno che è sguattero al teatro Bolshoi intercetta una mail da Parigi che chiede se l’orchestra del Bolshoi può andare a suonare in Francia. Ma lui, lo sguattero, anni e anni (e anni) prima era il direttore d’orchestra dell’orchestra del Bolshoi, gettato nel fango per essersi rifiutato di espellere i musicisti ebrei ecc. E allora pensa “TALLA’!!! Adesso andiamo a Parigi e suoniamo noi quello che non ci hanno fatto suonare anni (e anni ecc) fa.” Sono in due, devono metter su un’orchestra di 40 pezzi. Li vanno a cercare, tipo i fratelli Blues quando andavano in giro a cercare di ricomporre la BBband. Il migliore è troppo quello che trovano mentre lavora, intento a suonare le musiche di sottofondo per film porno. Mettono insieme più o meno la vecchia orchestra, ci sono ebrei che spremerebbero i soldi dai sassi, zingari rom, nostalgici comunisti, qualsiasi cosa. Arrivano là e a loro si aggiunge la star francese che dovrà suonare i pezzi da solista al violino, che è la superbella O_O che dava fuoco al cinema in Inglorious Basterds. Da qui parte anche una sottotrama che riguarda gli affetti familiari di lei e del direttore/sguattero, che si intrecciano e blablabla. Alla fine ovviamente trionfo, tutti felici, lacrime, champagne, bolshoi, e chi più ne ha più ne metta. Il regista è quello di Train de vie, che era proprio da vedere nonostante sian di quelli very politically correct (troppo) e che non v’è motivo di idolatrare così. E fa ridere, fa piangere, fa ascoltare Caikovsky, fa tutto. Nell’orchestra c’è di tutto, ovvero il casino della Russia d’oggi, e i personaggi sfiorano il macchiettismo ma tutto rientra in quel che ci si aspetta. Scena grandiosa della festa di compleanno del mafioso russo che finisce in sparatoria.

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