Recensione su Il cavaliere oscuro

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4 Marzo 2013

Il secondo capitolo della trilogia di Batman è un balzo in avanti, cinema allo stato puro. Se già Batman Begins era partito bene, con The Dark Knight Nolan alza il livello e dirige senza inghippi una storia complessa e stracolma di sviluppi che si schiacciano tra loro, basata su uno script serrato e denso, non semplice, eppure perfetto nel mettere insieme l’anima smacchiata di Batman, la gloriosa follia di un Joker straordinario, lo sdoppiamento catastrofico di Harvey Dent/ Two-Face e Gotham, cupa e mafiosa, impaurita e speranzosa. Lungo nel minutaggio ma sempre in corsa e mai noioso, il film scorre via aggraziato, sfoggiando perizia tecnica, buonissima recitazione e un messaggio moderno e realistico.

8 commenti

  1. oh ma io adoro la grazie che si cela dietro le tue rece @alice501…poi di lunedì, sotto sotto (molto sotto), ho il cuore tenero io;
    ma sono anche piuttosto curioso: posso chiedere chiarimenti sul messaggio moderno e realistico che citi?

  2. ehm..la grazia intendevo O.o

  3. Alice* / 4 Marzo 2013

    Innanzitutto grazie 😉
    Per quanto riguarda il messaggio moderno e realistico, io ( ma penso sia una analisi anche abbastanza banale) ho trovato che la scelta di insabbiare una caduta ( cioè quella di Harvey Dent dall’Olimpo dei puri di cuore) santificando il suo nome e dunque di usare Batman come capro espiatorio sia abbastanza plausibile anche nella realtà. Chiaramente non si può parlare di supereroi al giorno d’oggi e forse più spesso il capro espiatorio è un soggetto che lo diventa suo malgrado e non volontariamente così come fa Batman, ma a parte ciò, le mosse dalle quali si origina la scelta e il bisogno di un Cavaliere Oscuro, sono dopotutto dinamiche comuni, guidate dal normale bisogno di simboli che abbiamo tutti.

  4. ovviamente il bene e male sono puri simboli come dici tu; credo però che questi siano più un effetto della narrazione che causa primigenia.
    se penso all’incipit del film in cui tutti indossano la stessa maschera senza sapere chi abbiano fronte (banalmente un amico -bene- o un nemico – male); se penso al personaggio joker a cui qualunque domanda circa la causa del suo essere è sempre inventata e reinventata; se penso a come si ribaltino i ruoli tra bene e male e tra io e super io durante l’interrogatorio; se penso agli insistiti scambi tra l’uomo wayne e la maschera che indossa: io direi che il messaggio del film sia giocato sulla psicologia dicotomica tra identità e alterità..
    e su come questi condizionino l’etica: perché mi sembra ovvio che la trilogia di nolan abbia un proposito anti-teleologico.
    mi scuso in anticipo per la terminologia eccentrica., amica mia ^_^, ma ora che ho detto la mia mi sento meglio 😉

  5. Alice* / 4 Marzo 2013

    Sono piuttosto d’accordo su tutto quello che dici, specialmente quando parli di psicologia dicotomica 😉

  6. Aggiungo un passo dello hegel, letto testé, che chiarisce ciò che scrivevo ieri sul senso del film.
    “Essendo il pensiero, contenuto solamente nel predicato, la forma di una proposizione, con relativo soggetto, è del tutto superflua. […] L’Essere può esser determinato come io=io, come assoluta indifferenza o identità”.
    ovviamente qui Hegel scrive in senso logico mentre Nolan lo declina in un senso di psicologia trascendente il cui oggettivarsi è dato solo dalla volontà (Wille)

  7. Alice* / 5 Marzo 2013

    Oddio, mi hai riportato all’esame di storia della filosofia =)

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