Recensione su Il cavaliere oscuro – Il ritorno

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8 Settembre 2012

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Tanto è già stato detto, io non ho granché da aggiungere.

Dirò solo che, verso la metà della proiezione, ho iniziato ad annoiarmi, perché le parole ed i dialoghi “epici” mi stavano sommergendo senza appassionarmi davvero.
Meno male che, ad un certo punto, la moto di Batman e la Batwing (per quanto bruttarella: sembra una specie di ragnone volante) hanno salvato la situazione, introducendo l’azione propriamente detta, ed io mi sono risvegliata dal torpore.

La critica sociale che sottende una parte del film mi è parsa interessante, ma, a conti fatti, mi è sembrata un pallido pretesto per giustificare alcuni inviluppi narrativi.
Belle le scene di delirio collettivo: la pazzia del tribunale improvvisato, retto da quel che resta dello Spaventapasseri, mi ha fatto venire qualche brivido morale necessario.

Cast bravissimo, nulla da eccepire, e decisamente brava anche la Hathaway che ha conferito a Selina un carattere ben preciso: il suo sangue freddo e la sua lucidità sono degni di lode e, poi, complici un sinuoso ancheggiare, gli occhioni profondi ed un certo cinismo di fondo, ha reso bene l’idea della gatta.

Interessante l’uso della metropoli: le location urbane usate sono state diverse, Nolan non si è limitato alla sola New York. Eppure, nessuna delle città, la Grande Mela in primis, è immediatamente riconoscibile, il che permette allo spettatore di credere (anche solo per una frazione di secondo) che Gotham non sia un set di cartone e che esista davvero, da qualche parte.

Forse sbaglio, ma credo che Nolan abbia citato abbastanza apertamente Gangs of New York nella scena degli scontri tra polizia e detenuti armati: la ripresa dall’alto, con la strada innevata, mi è parsa la stessa che Scorsese aveva studiato per la battaglia iniziale tra Nativi e Conigli Morti e, poi, lo spirito del sanguinoso riot è molto simile.

Propongo un’altra petizione a tema doppiaggio: dopo aver interdetto le sale di registrazione ad Adriano Giannini, possiamo porre un veto anche a Filippo Timi? Chi ha avuto la malsana idea di affidargli la caratterizzazione di Bane?
Timi al massimo della sua sbrodolosità che grida al citofono: inascoltabile. Di almeno mezzo tono sempre al di sopra del resto del parlato, poi. Davvero fastidioso.

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